126 eventi in scena su 22 palcoscenici della capitale tra danza, teatro, musica, arti digitali e kids
Dal 17 settembre al 24 novembre si svogerà la XXXIV edizione del Romaeuropa Festival. 377 artisti provenienti da 27 paesi sono protagonisti dei 126 eventi in scena in 22 palcoscenici della capitale tra danza, teatro, musica, arti digitali e kids.
“Landscape” è il titolo suggerito dalla Presidente della Fondazione Romaeuropa Monique Veaute e dal Direttore Generale e Artistico Fabrizio Grifasi per questa edizione: un invito ad attraversare il festival come se fosse una mappa della geografia del nostro mondo tra virtualità e realtà, oniriche proiezioni di futuri possibili e affondi nell’ambiguità del nostro quotidiano, costruendo un tempo ludico ma senza mai rinunciare alla “complessità”.
La doppia inaugurazione del Romaeuropa Festival 2019 vedrà in scena il 17 settembre all’Auditorium Parco della Musica (in replica fino al 19) la prima italiana di Furia, spettacolo (presentato con il patrocinio dell’Ambasciata del Brasile) firmato dalla coreografa Lia Rodrigues, per la prima volta a Roma con la sua pratica coreografica capace di unire alla visionarietà della danza un saldo lavoro all’interno del territorio brasiliano.
Furia, Lia Rodrigues
Segue, in questo doppio opening, la prima italiana di XENOS (dal 18 al 20 settembre al Teatro Argentina) del celebre coreografo anglo-bengalese Akram Khan che firma il suo ultimo solo di lunga durata accompagnato da un ensemble diretto da Vincenzo Lamagna. Lo spettacolo è presentato con il sostegno del British Council, con il patrocinio dell’Ambasciata Britannica e in network con Torinodanza.
Xenos, Akram Khan
LA DANZA DEL REF19
Dopo i ritmi tribali e onirici di Lia Rodrigues, sempre dal Brasile e per la prima volta al Romaeuropa Festival, arrivano Bruno Beltrao e il suo Grupo De Rua, in scena il 25 e il 26 settembre all’Auditorium Parco della Musica con Inoah (dal quartiere di Marica, vicino Niterói dove il coreografo è nato e cresciuto), pièce per dieci giovani interpreti che scompone e ricompone la cultura popolare dell’hip hop e delle street dance iscrivendola nei canoni della danza contemporanea (lo spettacolo è realizzato in network con Torinodanza dove sarà il 28 e il 29 settembre).
Inoah, Bruno Beltrao
Torna, dopo 25 anni di assenza da Roma, il maestro William Forsythe per presentare al Teatro Olimpico, il 30 e il 31 ottobre, A quiet evening of dance, panoramica del funzionamento del balletto e della mente del coreografo.
È la londinese Rambert Company, invece, a portare in scena, il 17 novembre all’Auditorium Parco della Musica, gli “events” coreografati da un altro maestro della danza come Merce Cunningham grazie al riallestimento curato dalla sua ex danzatrice Jeannie Steele con le musiche live di Philip Selway (Radiohead) e con i dipinti di Gerard Richter.
Di ritorno al Romaeuropa Festival, per chiudere il suo trittico di ritratti dedicati a danzatrici, anche il visionario regista francese Aurelien Bory che con ASh (dal 13 al 15 novembre sempre in Auditorium PDM) dirige la danzatrice indiana Shantala Shivalingappa in un percorso che affonda le radici nella tradizione e nella religione indiana ma incontrando i linguaggi contemporanei.
Lo spagnolo Jesús Rubio Gamo il 22 e 23 novembre al Teatro Vascello trasforma il Bolero di Ravel in un inno alla danza e al movimento, la compagnia ungherese Forte racconta la morte di Borromini all’interno di Palazzo Falconieri – Accademia d’Ungheria il 14 novembre, mentre Dancing Days, la sezione dedicata alla danza europea curata da Francesca Manica, offre uno sguardo sulle nuove tendenze tra intimità e attenzione al sociale: dalla danza minimale di Arno Schuitemaker, l’8 e il 9 al Teatro Vascello, all’ironica e tagliente distopia con la quale l’artista visivo Théo Mercier e il danzatore Steven Michel descrivono l’illusione di libertà e confort proposta dalle maggiori potenze commerciali odierne (12 e 13 ottobre sempre al Vascello) per passare ai gesti del lavoratori tunisini re-inscritti da Hamdi Dridi all’interno della proprie visioni personali e collettive (Mattatoio 9 e 11 ottobre).
Al Mattatoio Dancing Days continua con le proposte di Elena Sgarbossa (vincitrice di DNAappunti coreografici 2018, in scena il 12 ottobre), Chiara Taviani e Henrique Furtado Viera (il 9), la compagnia Kor’sia (il 13) e la selezione del network Aerowaves: NAïF Production (l’11) e Kim-Jomi Fischer con Marta Alstadsaeter (il 12).
IL TEATRO DEL REF19
È la scena teatrale ad affrontare alcune delle questioni più urgenti del nostro presente attraverso la voce di registi internazionali che iscrivono la loro opera nello spazio di riflessione che separa la realtà dalla sua rappresentazione. Tra questi lo svizzero Milo Rau presenta, in prima nazionale al Teatro Argentina dal 23 al 25 settembre, il suo Orestes in Mosul, trasposizione della tragedia eschilea nel territorio iracheno e nel contesto della guerra contro l’IS per riflettere sui temi della vendetta, della giustizia e del perdono.
Orestes in Mosul, Milo Rau
Segue la prima dello spettacolo la presentazione dell’edizione italiana del suo libro Realismo Globale insieme a Christian Raimo e alla curatrice Silvia Gussoni. Milo Rau sarà nuovamente presente sul palcoscenico del Teatro Argentina il 10 ottobre con un’assemblea politica, LA RIVOLTA DELLA DIGNITÀ – RESURREZIONE, tappa romana del suo Nuovo Vangelo, progetto nato all’interno della programmazione Matera Capitale Europea della Cultura 2019.
È dal best seller Ritorno a Reims del sociologo francese Didier Eribon che nasce l’omonimo spettacolo di Thomas Ostermeier, presentato in Italia con l’attrice Sonia Bergamasco per una coproduzione con il Piccolo Teatro di Milano e portato in scena dal 20 al 23 novembre all’Auditorium PDM: i motivi della fuga dalla propria città natale e dalla propria classe sociale divengono, per l’autore, motivo di riflessione su un intero sistema sociale e politico carico di ingiustizie; un mondo in cui l’ex classe operaia legata al partito comunista si disgrega e si ritrova nella voce delle forze di estrema destra e del Front National.
Ritorno a Reims, Thomas Ostermeier
Nel segno del rapporto con la letteratura, letmoitiv di tutta la sua febbricitante opera, Julien Gosselin porta in scena la novella Falce e Martello di un maestro della scrittura contemporanea come Don DeLillo: la violenza, quella della legge del mercato e del rapporto con il denaro, è protagonista di un monologo capace di conservare tutta la forza della parola dell’autore americano.
Da un altro libro, questa volta firmato dallo stesso Ascanio Celestini e pubblicato da Einaudi, nasce Barzellette. Il maestro del teatro di narrazione, punto di riferimento per la scena nazionale e internazionale utilizza queste storielle (in prima nazionale dal 5 al 17 novembre al Teatro Vittoria) come riflesso nel nostro presente, tra luoghi comuni ed autoironia.
Barzellette, Ascanio Celestino
Ancora dell’Italia di oggi ci parla Saverio la Ruina che nel suo Mario e Saleh ricostruisce il rapporto tra un italiano e un musulmano nell’Abruzzo dei terremotati, provando a distruggere ipocrisie, false paure e luoghi comuni.
Nel rapporto con la scrittura, questa volta cinematografica, si inserisce anche il lavoro di Cyril Teste. Dal 27 al 29 settembre, per la prima volta al festival, il regista francese porta in scena al Teatro Argentina l’attrice icona Isabelle Adjani per rileggere un culto della cinematografia mondiale: Opening Night (La notte della prima) di Cassavetes.
Opening Night, Cyril Teste
Contropartita di questo viaggio nella mente di un’attrice è il testo autobiografico e introspettivo di Jan Fabre The Night Writer. Giornale Notturno realizzato appositamente per l’attore italiano Lino Musella dall’11 al 13 ottobre al Teatro Vascello.
The Night Writer, Jan Fabre
Oltre alla realtà si schiudono paesaggi intimi, emozionali, fantastici come quelli disegnati dalla vertiginosa maestranza acrobatica e lirica di James Thierrée, primo tra i registi europei a rendere aulico il linguaggio del corpo circense radicandolo nella scrittura teatrale.
Il suo Raoul, dal 2 al 6 ottobre al teatro Argentina, tra malinconia e romanticismo ci parla di solitudine e abbandono, di prigionia e liberazione, di ombre e di luce, della necessità di trascendere la quotidianità in paesaggi magici abitati da fantastiche creature.
L’attenzione al movimento caratterizza anche il lavoro di tre pionieri della sperimentazione teatrale italiana come Giorgio Barberio Corsetti, Alessandra Vanzi e Marco Solari riuniti sotto il nome della loro storica compagnia La Gaia Scienza per riportare in vita, con un nuovo cast, La rivolta degli oggetti, dal 17 ottobre al 3 novembre al Teatro India in corealizzazione con Teatro di Roma – Teatro Nazionale.
Il nuovo teatro di ieri, infine, incontra lo sguardo dei nuovi autori di oggi con quel ponte tra generazioni che sembra essere Anni Luce, la sezione del festival curata da Maura Teofili al Mattatoio dal 15 al 20 ottobre. Ecco allora il mondo autoironico e metateatrale di Liv Ferracchiati, quello dell’adolescenza rivoltosa raccontata da Dante Antonelli citando Mishima o quello degli “overage” di domani raccontati da Industria Indipendente (entrambi il 18 al 20 ottobre). Infine una narrazione autobiografica che diventa rituale collettivo nel racconto di La Ballata dei Lenna (16 – 17 ottobre), un faccia a faccia, senza sconti, con l’attuale situazione libica.
LA MUSICA DEL REF19
Per Diasporas, un nuovo ciclo di doppi concerti dal 10 al 12 ottobre, sono protagonisti alcuni degli artisti più interessanti affermatisi in Europa dopo essere stati costretti a lasciare il loro paese d’origine: le sudanesi Alsarah and the Nubatones, icone della musica retropop e la nuova stella del soul J.P Bimeni con i The Black Belts il 10 ottobre; il songwriter camerunense Blick Bassy e la capoverdiana Mayra Andrade considerata l’erede di Cesária Évora l’11 ottobre; infine il 12 ottobre l’egiziano Abdullah Miniawy al fianco del jazzista Erik Truffaz nel progetto Le cri du Caire, fusione tra jazz, rock, elettronica e spoken words, e i libanesi Rayess Bek, Mehdi Haddab e Randa Mirza che con il loro Love & Revenge rendono caldissima l’atmosfera dell’Auditorium Parco della Musica (sede di tutte le giornate di Diasporas) costruendo un vero e proprio inno alle icone dell’epoca d’oro del cinema e della musica egiziana.
Love & Revenge, Rayess Bek, Mehdi Haddab e Randa Mirza
È proprio l’Auditorium Parco della Musica ad ospitare la maggior parte dei concerti di questa edizione del festival: le celebri pianiste Katia e Marielle Labèque insieme a Bryce Dessner dei The National e David Chalmin propongono il 10 novembre, per una corealizzazione con Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Fondazione Musica per Roma, una nuova tappa del loro progetto Don’t Fear the light – Minimalist Dream House Quartet, ponte tra minimalismo e rock. Nel programma della serata musiche di Steve Reich, Philip Glass, Timo Andres, la prima composizione classica di Thom Yorke e le prime nazionali e mondiali di brani di Chalmin e di Dessner.
Il 28 Settembre un doppio concerto affianca la “continous music” di Lubomyr Melnyk, “il pianista più veloce al mondo”, ai loop immersivi ed ipnotici di Craig Leon, il compositore noto per aver lanciato, tra gli altri, i Ramones e i Blondie.
Vanessa Wagner e Murcof reinterpretano con Statea, il 29 settembre, alcune delle pagine musicali più importanti del Novecento. Doppio l’appuntamento con il Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista impegnato in due ritratti dedicati a Ivan Fedele e Louis Adriessen rispettivamente il 7 novembre e il 17 novembre.
Ancora musica contemporanea con l’Associazione Audior che il 12 e il 13 ottobre dedica un concerto alla compositrice Elzbieta Sikora e alla sua musica acusmatica. Il 19 novembre Giovanni Andreotta e Francesco Mansutti con la collaborazione di Lucia Ronchetti presentano Rivale, film costruito sull’omonima opera presentata dalla compositrice italiana durante la 70° Sagra Musicale Malatestiana.
L’Opificio Romaeuropa, infine, ospita il 20 ottobre il concerto di Fabrizio Ottaviucci dedicato alla Treatise di Cornelius Cardew: una partitura grafica di 193 pagine realizzata tra il 1963 e il 1968 che stimola l’interprete a concepire idee e forme musicali nuove.
Teatro musicale il 26 e il 27 settembre al Mattatoio con l’artista fiammingo Hans Op de Beeck che insieme al quartetto di sax BL!NDMAN diretto da Eric Sleichim racconta in The Valley la banalità della violenza; Andrea Liberovici con lo Shallfeld Ensemble ed Helga Davis costruisce, invece, un’opera contemporanea dedicata al tema della bellezza, mentre il 26 e 27 ottobre, al Teatro Biblioteca Quarticciolo, sarà protagonista la Compagnia Bartolini/Baronio con una performance-concerto costruita intorno al tema della casa per una narrazione musicale in grado di indagare in profondità il senso del verbo “abitare”.
IL GRAN FINALE DEL REF19
Ancora musica con il Gran Finale del Romaeuropa Festival 2019 realizzato in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma. Il 24 novembre tutte le sale dell’Auditorium Parco della Musica saranno coinvolte in una serata di concerti, una line-up d’eccezione composta dall’atteso ritorno di Ryuichi Sakamoto (al fianco di Alva Noto per presentare Two) coinvolto anche in uno speciale omaggio al grande regista Bernardo Bertolucci; Christian Fennesz impegnato al fianco dei visuals di Lillevan nella presentazione del suo ultimo disco Agorà, il pianista e compositore Chassol con il suo Ludi e l’attrice e cantante, “statuaria, superba, elegante” Fatoumata Diawara.
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