Il Samurai di Suburra è tra gli interpreti di Adults in the Room, presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia
Periodo denso di impegni e soddisfazioni per Francesco Acquaroli, attore romano dalla consolidata esperienza cinematografica, televisiva e teatrale e amatissimo soprattutto per il ruolo di Samurai nella serie Suburra.
Anche tra gli interpreti di I migliori anni di Gabriele Muccino e di Il mio nome è Mohammed di Goran Paskaljevic, Francesco Acquaroli è nel cast del nuovo film del regista Premio Oscar Costa-Gavras, nome di spicco del cinema di denuncia e di impegno politico.
In Adults in the Room, che ripercorre i drammatici anni della crisi economica che ha travolto la Grecia, Acquaroli interpreta il Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.
Francesco, pensi che come molti dei film di Costa-Gavras anche questo farà discutere?
Lo spero. Costa-Gavras è il cineasta che ha reso grande il cinema di denuncia, affrontando di petto le tematiche più complesse e spinose. Leggendo il libro di Varoufakise da cui è tratto “Adults in the Room” e studiando la sceneggiatura ho capito molto meglio ciò che accadde in quegli anni così cruciali per la storia recente della Grecia. Spero che accada lo stesso per chi lo andrà a vedere.
Una scena di Adults in the Room, in cui Acquaroli interpreta il ruolo di Mario Draghi
Un film molto attuale che racconta non solo la crisi in Grecia ma nel mondo…
Se non ci svegliamo le cose si complicheranno sempre di più. Gaber diceva che libertà è partecipazione: se non partecipiamo rinunciamo alla libertà, senza avere la possibilità di sapere che vita avremo in futuro. Il film, come tu dici, è di grande attualità e non solo per quanto riguarda la situazione greca. Un’Europa senza la Grecia è impensabile: ogni tassello della cultura occidentale nasce dalla Grecia, che è un po’ la nostra madre. Quali persone lascerebbero la propria madre senza una casa?
E la situazione italiana?
Noi italiani siamo campioni nel lamentarci. I nostri politici si ritengono tuttologi e si vantano di avere una soluzione a tutto, ma alla fine i fatti dimostrano il contrario. Il problema in Italia non è tanto capire da che parte stare ma come risolvere i problemi che ci affliggono. Di certo la soluzione non è buttare la gente in mare e sposare idee che risalgono ai tempi del fascismo. Noi italiani politicamente non contiamo molto, ma culturalmente sì, ecco perché è importante non tradire il nostro patrimonio culturale.
Cosa ti piace del cinema di Costa-Gavras?
Il cinema di Costa-Gavras ti fa capire come va il mondo ed è questa la sua forza. Nel nostro Paese, purtroppo, oggi manca un cinema così, capace di offrire spunti di riflessione come faceva, ad esempio, Pasolini. È come se trovassimo troppo faticoso guardarci dentro, affrontare senza paura argomenti scottanti, riflettere su ciò che ci accade intorno.
Per questo motivo l’attuale cinema italiano predilige le commedie?
Credo di sì! Mi piacerebbe ci fossero autori più coraggiosi, che non abbiano paura del nuovo, anche se comprendo che l’anticonformismo comporti spesso scarsi incassi al botteghino. Purtroppo non ci sono più i film d’autore, quelli veri, capaci di scuoterci e di rimanerci dentro. Si tende a realizzare solo ciò che si pensa possa piacere alla gente, senza spesso ottenere i risultati sperati. Ciò dimostra che al cinema si ha voglia di vedere qualcosa di nuovo e non sempre le stesse tipologie di prodotti.
Tra i tuoi prossimi progetti ci sono i film di Muccino e Paskaljevic. Cosa puoi raccontarci?
Quello di Muccino racconta gli ultimi trent’anni di storia italiana, ed ovviamente ha molte implicazioni politiche. Io interpreto un senatore di Forza Italia, che fa fare soldi al personaggio di Pierfrancesco Favino. Spero funga da apripista per molti altri film così. “Il mio nome è Mohammed” racconta invece la vicenda di un ragazzino rifugiato e anche qui, ahimè, interpreto un personaggio di destra. Ma si sa, il bello del nostro mestiere è anche questo!
Roberto Puntato