L’attrice di Gomorra – La serie è protagonista del corto di Giuseppe Alessio Nuzzo presentato a Venezia 76 e in esclusiva su RaiPlay dal 31 ottobre 2020
Giunta al successo grazie al ruolo di Scianel in Gomorra – La serie, Cristina Donadio approda su RaiPlay con la straordinaria interpretazione di se stessa nel corto La scelta di Giuseppe Alessio Nuzzo, selezionato a Venezia 76 tra i finalisti dell’edizione 2019 di I Love GAI – Giovani Autori Italiani.
Una favola moderna, ispirata alla vera storia dell’attrice: sullo schermo, una donna che si muove pensierosa e inquieta su un set cinematografico. E’ una giornata particolare per lei e la sua mente la riporta indietro nel tempo a quando, da giovane, una zingara le prese la mano e le disse: “Tu dalla vita avrai tutto, grandi fortune e grandi sfortune”.
Cristina, quando hai capito che era giunto il momento di raccontare la tua storia?
Non subito, ma dopo varie discussioni avute con il regista del cortometraggio, Giuseppe Alessio Nuzzo, che mi ha fatto capire che “La scelta” poteva essere utile alle persone che vivevano il mio stesso dramma. Ad oggi, so di molte persone che hanno pianto giunte alla fine del corto. Alessio è stato bravo a girare in piano sequenza e a cambiare 4 ambienti in un solo giorno di ripresa. Sono davvero soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto.
Chi ti ha supportato in questa disavventura?
I miei genitori mi hanno insegnato il rispetto per la vita e il valore della libertà. Ciò mi ha reso forte, senza la paura di mostrare le mie fragilità. Ma devo dire grazie anche al mio compagno, a mio figlio, alle mie amiche, alla “famiglia” di Gomorra. E alle mie 5 sorelle: con loro siamo complementari, come se fossimo una sola persona con tante mani, occhi e orecchie. Per questo ci capiamo subito, senza bisogno di troppe parole. E’ un aspetto che è nel DNA della mia famiglia e che credo di aver trasmesso anche a mio figlio, che oggi è un padre esemplare. L’unica a non sapere della mia malattia è stata mia madre perché era troppo anziana e non volevo preoccuparla, sarebbe stato troppo per lei.
Qual è la reazione che hai avuto quando hai saputo del tuo male?
Quando ho letto le analisi mi è mancato il respiro e mi sono sentita sprofondare. All’inizio ovviamente vedi tutto nero, ma per combattere questo male è importante continuare a vivere senza farsi assalire dalla paura. Purtroppo si tratta di una disavventura all’ordine del giorno, ma di cui per fortuna si sa tutto ciò che si deve sapere. Poi chiaramente ogni storia è una storia a sé, io ho raccontato come ho combattuto la mia battaglia e cosa mi ha aiutato a vincere.
Pensi che avresti vissuto diversamente la tua malattia se non fossi stata un’attrice?
No, penso che l’avrei vissuta nello stesso identico modo. Infatti ho fatto tutte le cure necessarie nella mia città, Napoli, in strutture pubbliche. Quindi esattamente come la gente comune.
Cristina, puoi raccontarci qualcosa dei tuoi prossimi progetti?
Sì, a fine novembre sarò con Enzo Moscato al Teatro Stabile di Napoli in una pièce che racconta la storia di tre sorelle zitelle che vivono nei Quartieri Spagnoli della Napoli degli anni ’70. La lucida fotografia di un “inferno familiare”.
Roberto Puntato