Il film di Kantemir Balagov, allievo di Sokurov, è un tesissimo melodramma familiare dallo stile impetuoso. Al cinema dal 1º agosto con Movies Inspired
In concorso a Cannes 2019 nella sezione Un certain regard, Tesnota è l’opera prima del russo Kantemir Balagov, che si distingue per lo sguardo inedito e la prorompente forza narrativa e stilistica.
Attraverso una storia intima, che racconta di legami familiari sospesi tra il rancore e l’affetto, l’istinto di protezione e il possesso, l’autore espande l’universo filmico toccando tematiche di grande attualità come le divisioni etniche e sociali, la religione, il terrorismo, il divario uomo/donna.
1998, Nalchik, Caucaso del Nord, diviso fra la comunità ebraica e quella musulmana. Nei pochi anni di quiete fra la prima e la seconda guerra cecena, per le strade e sui palazzi della città s’aggira ancora lo spettro dell’Unione Sovietica. La ventiquattrenne Ilana, vitale e ribelle, appartiene a una famiglia ebrea e lavora nel garage di suo padre. Una sera, la sua famiglia e gli amici si riuniscono per festeggiare il fidanzamento del fratello minore, David. Nella notte, però, la giovane coppia viene rapita e immediatamente segue una richiesta di riscatto. La comunità ebraica, di cui entrambe le famiglie fanno parte, decide di non coinvolgere la polizia, così prova a racimolare i soldi necessari per pagare il riscatto, che però non bastano. Ma cosa si è disposti a fare per salvare un figlio?
Girato in formato 4:3, con lo schermo quasi quadrato, e raccontato attraverso lunghe digressioni, ma anche violente ellissi e sorprendenti scene madri, Tesnota ha nell’atipica e potente messa in scena uno dei suoi maggiori punti di forza.
Il giovane regista, allievo di Sokurov, decide, infatti, di adattare lo stile del racconto ai sentimenti della sua protagonista Ilana: ruvida, assettata di vita, insofferente verso le regole della sua comunità e soprattutto decisa ad affermare la propria indipendenza.
Balagov rifugge ogni moda registica e il suo film, proprio come Ilana, è ribelle e indomabile. La macchina da presa rifiuta il sempre più abusato pedinamento, scegliendo di lavorare sulla distanza e cogliendo ogni sfumatura emotiva dei personaggi, senza bisogno di enfatizzarli. Instaura inoltre un rapporto perfetto con gli spazi, facendo attraversare all’energia incontenibile e sgraziata di Ilana i luoghi spogli di una città grigia ed anonima.
Tesnota è un film bellissimo di abbracci negati o traditi, che urlano al mondo tutto il loro smisurato bisogno d’amore, senza però riuscire a trovarlo. Balagov evidenzia con forza il paradosso secondo cui per salvare un figlio si è disposti a sacrificare la felicità dell’altro, dipingendo un melodramma familiare intenso, spietato e dolente.
Basato su alcuni fatti reali avvenuti in quegli anni, Tesnota rivendica la propria urgenza storica, senza dimenticare di tenere alta la tensione, costruendo con abilità un’atmosfera opprimente e claustrofobica.
Capitale della Repubblica Autonoma di Kabardino-Balkaria, Nalchik, che è anche il Paese del regista, è diviso in due tribù tra cui non corre buon sangue: all’odio dei cabardini musulmani, si contrappone l’ipocrisia di una comunità ebraica che si sente estromessa dal proprio contesto. E’ a questa che appartiene la famiglia di Ilana, risucchiata da regole ingiuste e condannata al suo destino di donna, ma capace di trovare il riscatto in un finale amarissimo seppur inevitabile.
E’ lei il cuore pulsante della vicenda, il vero motore dell’azione filmica: a lei, la bravissima Darya Zhovner, dallo sguardo inafferrabile, dai capelli spettinati e dai vestiti trasandati, conferisce una vitalità disperata che lascia il segno.
Il conflitto ceceno rimane quasi sullo sfondo, ma risuona fortissimo tramite alcuni spaventosi filmati vhs, così come non manca l’inquietante allusione alla radicalizzazione religiosa attraverso le parole di una canzonetta accattivante.
Con Tesnota, dal 1º agosto al cinema con Movies Inspired, nasce dunque, un nuovo autore, uno di quelli di cui sentiremo presto parlare.
Alberto Leali