L’attore romano dà voce agli inediti di Massimo Troisi in un progetto teatrale scritto e diretto dal nipote Stefano Veneruso. In scena il 17 luglio al Maschio Angioino di Napoli
Matteo Nicoletta è il protagonista di Troisi Poeta Massimo, un toccante viaggio nel mondo di uno dei più grandi talenti comici italiani, a 25 anni dalla scomparsa.
Massimo Troisi rivive, infatti, attraverso la voce dell’attore romano, in uno spettacolo scritto e diretto da Stefano Veneruso, che rivela la parte più intima e meno popolare di suo zio Massimo.
Poesie inedite, motti, interviste, canzoni e testi autobiografici restituiscono, così, la vita artistica e privata di Troisi, in un appuntamento imperdibile nella città natale dell’artista.
Matteo, avvicinarsi a una figura come Massimo Troisi è una sfida decisamente impegnativa. Come ti sei preparato per questo ruolo di “ambasciatore” delle sue parole?
Prima di iniziare a studiare il testo ho visto molte video-interviste e tante riprese casalinghe che Massimo amava fare con i suoi amici. In pratica i primi tre giorni li ho passati davanti al computer con dieci pacchetti di fazzoletti perché piangevo di continuo. Ho potuto accedere a questo materiale inedito grazie a Stefano Veneruso, regista dello spettacolo e nipote di Massimo, che ha un archivio di video privati veramente vasto. Ho cercato di interiorizzare più il suo modo di essere che il suo modo di esprimersi, proprio perché io non sono un imitatore, ma un attore, ambasciatore in questo caso. Finita questa fase ho cercato di non guardare più nulla di lui proprio per non cadere nella trappola dell’imitazione. In seguito ho studiato tantissimo il testo per memorizzarlo alla perfezione e, una volta in scena, poter giocare con le emozioni senza dover pensare alla memoria.
Com’è stato essere diretto da Stefano Veneruso? Ti ha molto guidato nella ricerca di Massimo? E cosa pensi lo abbia spinto a sceglierti per questo spettacolo?
Lavorare con Stefano è, come si dice a Roma, “da paura”. Lui è molto educato e cerca di comunicarti quello che vuole con una classe unica. E’ raro trovare registi che sanno cosa vogliono e nello stesso momento ti forniscono tutti i mezzi per poter raggiungere l’obiettivo. Non ha mai alzato la voce e non c’è mai stato un giorno che abbia perso la pazienza. Questo modo mi dice di averlo mutuato proprio da Massimo. Abbiamo trovato la maniera di mettere in scena questo spettacolo insieme, raggiungendo la giusta misura. Ecco, la “giusta misura” credo sia il vero segreto di questo spettacolo. Credo lui mi abbia scelto perché anche io, come Massimo (“con la testa mia sotto i suoi piedi e se vuole può anche muoversi”) ho un modo di recitare molto mio, particolare, fatto di pause e incertezze. Forse perché fin dal provino non ho mai indossato la maschera di Massimo, ma ho raccontato Massimo essendo me stesso.
Prima di questo spettacolo che rapporto avevi con la figura di Troisi? Puoi dire oggi di sentirlo più vicino?
Il mio film preferito è “Il Postino” e questo credo significhi tanto. Ho preparato molti esami, quando facevo l’università, ascoltando la colonna sonora di questo film. Quando poi ho iniziato a studiare recitazione e vedevo Massimo recitare, era come se dentro, mi sentissi molto vicino al suo modo di interpretare. Per me era sincero e credo non ci sia altro modo per arrivare al pubblico se non essere sinceri. L’ho sempre sentito vicino e questo mi ha aiutato molto a preparare questo spettacolo.
C’è un film, una frase o un aspetto di Troisi a cui ti senti particolarmente legato?
La lettera a Savonarola in “Non ci resta che piangere”. Stefano mi racconta che Massimo e Roberto per provarla si facevano delle telefonate interminabili di improvvisazione della lettera. Secondo me è un esempio di rispetto e massima espressione dell’arte comica. Con grande umiltà e allo stesso tempo con grande consapevolezza dei propri mezzi espressivi, Massimo e Roberto hanno citato la lettera di Totò e Peppino uscendone da grandi artisti. Si sono divertiti con umiltà e sincerità tanto che tu spettatore, non hai bisogno di mettere a confronto i due pezzi, ma solo di godere a pieno della loro arte comica
Dopo aver vinto lo scorso anno il premio migliore attore, dal 31 luglio al 4 agosto presenterai il Saturnia Film Festival, cinque serate di cinema all’aperto dedicate ai migliori cortometraggi provenienti da tutto il mondo selezionati dalla Commissione Artistica del Festival
Sì, sarò il presentatore del Saturnia Film Festival. Lo scorso anno con “Cani di razza” abbiamo vinto il premio del pubblico e io anche quello come miglior attore. Per questa seconda edizione hanno fatto il grande errore di farmela presentare (ride). Poi le terme sono spettacolari, i corti sono validi, qualche anno fa ho presentato il Ferrara Film Festival, un po’ so già a cosa andrò incontro perciò ho accettato con molto piacere. Dal 31 luglio al 4 agosto sono sicuro che ci divertiremo…e non poco!
Ti vedremo nella 2a serie di Romolo + Giuly, cosa ci puoi raccontare?
Vi posso raccontare che quando ho letto la seconda stagione ho pensato che dal punto di vista narrativo c’è stata una bella evoluzione. Quando vedevamo i girati delle scene a fine giornata eravamo molto soddisfatti. Lo sgangherato gruppo di Roma si sta unendo sempre di più e questo fa scaturire una serie di situazioni molto divertenti. Ti viene voglia di seguire la storia anche perché i napoletani e i milanesi non stanno a guardare. Lavorare con colleghi che sono prima di tutto amici, ti fa capire veramente quanto sei fortunato a fare questo mestiere.
Alberto Leali