Presentato in anteprima mondiale alla 49esima edizione del Giffoni Film Festival, l’esordio alla regia di Steven Oritt ha vinto il Premio “Percorsi Creativi” 2019
My Name Is Sara, esordio alla regia di Steven Oritt, il cui lavoro nei suoi documentari American Native e Accidental Climber è già stato premiato in numerosi festival a livello internazionale, conquista anche il Premio “Percorsi Creativi” 2019 alla 49esima edizione del Giffoni Film Festival, dove è stato presentato in anteprima mondiale.
Tratto da una storia vera venuta alla luce soltanto pochi anni fa, il film racconta della vita di Sara, una tredicenne ebrea polacca che dopo aver perso la sua famiglia all’inizio dell’Olocausto, si nasconde fingendosi cristiana ortodossa in un paese della campagna ucraina.
A dare il volto alla protagonista è Zuzanna Surowy, giovanissima attrice esordiente polacca scoperta e selezionata per questo ruolo tra oltre 600 candidate.
Nel cast anche Michalina Olszanska – vincitrice del Best Actress Award al Minsk IFF e del premio Czech Film Critics’ Award per il suo ruolo in I, Olga Hepnarová (Berlinale 2016) e conosciuta a livello internazionale per il suo lavoro in The Lure (Sundance 2016) e nello show firmato Netflix, 1983 di Agnieszka Holland – e il pluripremiato attore polacco Eryk Lubos (To kill a Beaver, The Girl from the Wardrobe).
My Name Is Sara è stato prodotto in collaborazione con la USC Shoah Foundation, una delle più prestigiose ONG sull’Olocausto fondata da Steven Spielberg durante le riprese di Schindler’s List.
Il produttore esecutivo del film, Mickey Shapiro, figlio maggiore di Sara, è membro del consiglio della USC Shoah Foundation ed è venuto a conoscenza della storia di sua madre poco prima che la donna morisse.
Questa la motivazione del Premio “Percorsi Creativi 2019”: “Perché il film pone in primo piano lo scenario delle persecuzioni razziali antiebraiche nel corso della seconda guerra mondiale ambientando la storia nel poco citato contesto ucraino, rappresentato realisticamente da un paese di campagna popolato da gente comune. Lo sguardo intenso di Sara, marcato da alcune importanti inquadrature soggettive, guida lo spettatore nel dramma della difficile sopravvivenza in un mondo ostile, che la costringe a cambiare identità e a nascondere il suo credo religioso rendendola inevitabilmente diffidente verso tutte le forze in campo. L’insistente utilizzo dei colori freddi, l’alternarsi di campi lunghi e primi piani, l’uso di una significativa colonna sonora creano un coinvolgente tessuto narrativo”.
SINOSSI
Il film racconta la vera storia della vita di Sara Góralnik, un’ebrea polacca di 13 anni la cui intera famiglia è stata uccisa dai nazisti nel settembre del 1942. Dopo un’estenuante fuga nella campagna ucraina, Sara ruba l’identità della sua migliore amica cristiana e trova rifugio in un piccolo villaggio, dove viene accolta da un contadino e dalla sua giovane moglie. Presto scoprirà gli oscuri segreti del matrimonio dei suoi datori di lavoro, che si aggiungeranno a quello ancora più grande che deve sforzarsi di proteggere: la sua vera identità.