Il ritratto negato, ultimo film del maestro polacco Andrzej Wajda, racconta la storia di Wladyslaw Strzemiński, vittima delle persecuzioni del regime comunista per non aver adeguato la sua arte astratta ai dettami del realismo socialista.
Un film bello e importante, che potremmo definire il testamento spirituale del regista, che qui racconta, come di consueto, la Storia spesso drammatica del proprio Paese, ma celebra commosso la grandezza di un altro artista.
Il ritratto negato è infatti un inno al perseguimento della libertà creativa ad ogni costo di cui si fa portavoce il coraggioso Strzemiński, splendidamente interpretato da Bogusław Linda.
Wajda ne sottolinea l’ostinazione e la consapevolezza, l’indigenza fisica e morale, lo spirito di ribellione associato alla volontà di difendere la massima libertà concettuale e creativa.
Al contempo, descrive il graduale e inarrestabile annientamento di un uomo da parte del regime, suscitando nello spettatore un senso di impotente malessere.
Lo stile essenziale ed asciutto della regia, oltre a rivelarsi efficacissimo per la narrazione, è perfettamente coerente all’estetica formale di Strzemiński.
Allo stesso tempo, è impossibile non sentire la passione con cui Wajda racconta il suo protagonista, rendendone senza enfasi o didascalismi la complessità umana ed artistica.
Raramente un biopic cinematografico è riuscito a renderne con tale efficacia la centralità dell’arte e dell’etica di un autore, tratteggiando con altrettanto nitore la deriva morale e politica di un Paese.
Il ritratto negato è, così, un film che tocca il cuore con la sincerità e la purezza dello sguardo, quello di uno dei più grandi autori che il cinema ci abbia regalato.
Al cinema dall’11 luglio distribuito da Movies Inspired.
Roberto Puntato