Diretto da Josh Cooley, ha vinto l’Oscar per il miglior film d’animazione
Arriva finalmente nelle sale italiane, dal 26 giugno, il quarto capitolo di una delle saghe più amate della Disney Pixar, Toy Story, a ben nove anni dall’uscita del terzo indimenticabile episodio.
Se molti avevano salutato con sospetto il progetto di questo quarto capitolo, temendo un film non necessario che avrebbe potuto macchiare il ricordo indelebile della saga, mai pronostico si sarebbe potuto rivelare più sbagliato.
Perché Toy Story 4 è l’ennesimo capolavoro di una saga, che dimostra di avere ancora molto da dire, sapendosi rinnovare e addirittura superare.
Quest’ultimo capitolo, infatti, è forse il più libero ed esistenzialista, quello che riflette più a fondo sulla vita e sulle sue tappe, sul valore delle scelte e dei cambiamenti.
Ma veniamo alla trama. Woody sa bene quali sono le sue priorità, ovvero prendersi cura del bambino a cui appartiene, che si tratti dell’indimenticabile Andy o della vispa Bonnie. Per quest’ultima è tempo di iniziare la scuola e, si sa, questo momento per molti bimbi non è facile. Per fortuna, grazie anche allo zampino di Woody, nella vita di Bonnie arriva Forky, una forchetta da lei trasformata in giocattolo, che diventerà il suo compagno di giochi preferito. Peccato che Forky continui a sentirsi «spazzatura» e tenti più volte la fuga per tornare alla vita di prima. Toccherà a Woody recuperarla per il bene di Bonnie, dando il via a una nuova avventura, tra vecchi amici ormai cambiati (la pastorella ed ex fiamma Bo Peep) e nuovi giocattoli pronti a tutto pur di trovare qualcuno che giochi con loro.
E’ il bisogno d’amore il tema portante del quarto capitolo di Toy Story: i giocattoli del film farebbero qualsiasi cosa pur di sentirsi amati da un bambino e di regalargli quei momenti di gioia e divertimento per i quali sono stati creati.
Il tempo passa per tutti, non solo per i bimbi che crescono, ma soprattutto per i giocattoli che devono abituarsi a non essere più la priorità dei loro padroni e che vedono il restare chiusi in un armadio come il peggiore dei mali.
C’è chi passa nelle mani di altri bambini, chi finisce in polverosi negozi di antiquariato nella speranza di trovare qualcuno che li compri, chi viene abbandonato e buttato in degli scatoloni e chi viene smarrito. C’è perfino chi giocattolo ci diventa per caso, desideroso di tornare alla vita di prima, nel calduccio di una pattumiera.
Le voci italiane del film
Toy Story 4 riflette su temi profondi come la lealtà, la paura dell’abbandono e dell’emarginazione, il bisogno di sentirsi utili per qualcuno, il dolore per non essere all’altezza delle aspettative, il coraggio di accettare i cambiamenti della vita, la solidarietà e la forza dell’amicizia, la necessità di trovare una persona che ci ami per quello che siamo, la scoperta della nostra vera identità.
La ricca e splendida galleria di personaggi è da sempre uno dei punti di forza della saga: questo quarto capitolo, infatti, non ha nulla da invidiare agli altri bellissimi tre, introducendo giocattoli irresistibili come il “forchetto” fuggitivo Forky, la bambola vintage Gabby Gabby, lo stuntman insicuro Duke Caboom, la tostissima polly pocket Giggle McDimples, e i litigiosi premi da pesca Ducky e Bunny.
Innumerevoli sono le trovate geniali che si susseguono sullo schermo, ma le risate sono assicurate anche grazie a una scrittura fluida e sempre sorprendente (di Stephany Folsom).
Così come non mancano l’emozione e persino la commozione, perché pochi film d’animazione come Toy Story riescono a toccare così profondamente il cuore e a conquistare il pubblico di ogni età.
Alla regia di questo quarto capitolo, c’è, solo soletto, l’animatore statunitense Josh Cooley, conosciuto per i suoi lavori in Inside Out, Up e Ratatouille, che si dimostra certamente all’altezza dei suoi predecessori John Lasseter e Lee Unkrich.
Tra le voci italiane del film, ci sono invece Angelo Maggi (Woody), che sostituisce l’indimenticabile Fabrizio Frizzi, il veterano Massimo Dapporto (Buzz Lightyear), Luca Laurenti che anima l’irresistibile Forky, “nato dal sogno di una bambina”, e Corrado Guzzanti nel ruolo del “fragile sbruffoncello” Duke Caboom.
Le canzoni italiane sono interpretate da Riccardo Cocciante, come nei precedenti capitoli, e dal duo amato dai giovanissimi Benji e Fede, che “rinnova in modo limpido e fresco” il celeberrimo brano Hai un Amico in Me.
La saga di Toy Story resterà celebre non solo per aver fatto irrompere nell’immaginario collettivo il nome della Pixar, ma soprattutto per l’impareggiabile capacità di non perdere mai di vista l’impronta avventurosa, amalgamando al contempo tematiche di spessore e diversi registri espressivi.
Una saga, che forse meglio di tanti altri lavori, è in grado di descrivere la complessità della vita e dell’animo umano.
Alberto Leali