Polonia. Il bizzarro Jacek, con la passione per il metal e il sogno di trasferirsi in Inghilterra, lavora in una ditta di costruzioni che sta edificando la statua di Gesù più alta del mondo, anche più di quella di Rio de Janeiro. Un terribile incidente sul lavoro, però, lo sfigura totalmente e lo costringe a un complicato trapianto facciale (il primo in Europa) che lo trasformerà in un “brutto muso” (da cui il titolo originale). All’intervento fanno seguito le reazioni ben poco generose della sua famiglia, della fidanzata e di tutta la comunità, che lo emarginano sempre di più.
Un’altra vita – Mug, ultima fatica dell’acclamata regista polacca Małgorzata Szumowska e vincitrice del Gran premio della giuria al Festival di Berlino, è una commedia grottesca e nerissima, che riflette sullo spaesamento collettivo della Polonia di oggi.
Lo strapotere della Chiesa, la religiosità bigotta e superstiziosa, la subalternità culturale al consumismo (vedasi il caustico incipit), l’ipocrisia della famiglia tradizionale e il razzismo feroce sono i “pilastri” su cui si fonda la società polacca e che vengono messi alla berlina attraverso uno humour acido e sprezzante.
Ma la regista di Elles e In The Name of non manca nemmeno di riflettere su temi particolarmente cari alla sua filmografia: le apparenze, il corpo e il rapporto con lo sguardo altrui.
Lo fa attraverso il protagonista Jacek, un bravissimo Mateusz Kosciukiewicz, sfruttato dai media, ma rifiutato da tutti gli altri a causa del suo nuovo volto: nessuno, infatti, riesce più a vederlo come prima (sua madre si rivolge persino a un esorcista) né è disposto ad aiutarlo per gli interventi successivi a cui dovrà sottoporsi.
La Szumowska è bravissima nel rendere visivamente la crisi identitaria del protagonista, sfumando i contorni e deformando le inquadrature, coadiuvata dalla bella fotografia di Michael Englert: restituisce, così, il suo doloroso e spiazzante isolamento da parte di una comunità meschina e volgare.
Immerso in un contesto di ordinaria bizzarria e intriso di simboli e metafore, Un’altra vita – Mug fa, così, diventare il volto sfigurato di Jacek il marchio dell’infamia di chi vive al di fuori dei canoni regolati dalla società.
Nonostante l’evidente finalità di critica sociale, però, nel film della Szumowska non vi è traccia di retorica, ma la lucidità di uno sguardo che svela, senza edulcorazioni, le contraddizioni e le ipocrisie di un Paese.
Un’altra vita – Mug sarà al cinema dal 24 aprile distribuito da BIM e Movies Inspired.
Alberto Leali