Marianne (Laetitia Casta) e Abel (Louis Garrel) sono una coppia innamorata. La loro vita procede tranquilla finché lei non lascia lui perché incinta di Paul, il miglior amico del compagno. Marianne sposa Paul e la loro unione dura 9 anni, fino alla morte di Paul a causa di un infarto. Abel e Marianne si rivedono al funerale e finiscono per riavvicinarsi. Ma la giovane sorella di Paul, Eve (Lily-Rose Depp), innamorata da sempre di Abel, decide di dichiarare guerra a Marianne e di conquistare l’oggetto del suo desiderio. A complicare le cose, c’è anche Joseph (Joseph Engel), il figlio di Marianne e Paul, che, appassionato di polizieschi, è convinto che la madre abbia avvelenato il padre.
La nuova fatica registica di Louis Garrel, dopo il convincente esordio con Les deux amis, conferma la qualità di un cinema capace di raccontare i sentimenti e la complessità delle relazioni umane.
L’uomo fedele, presentato in occasione del Rendez-Vous, Festival del nuovo cinema francese alla presenza di Garrel e Laetitia Casta, è un’opera densa e ricca di avvenimenti, che segue i tortuosi percorsi emotivi dei suoi protagonisti.
La narrazione procede spedita, sostenuta da una triplice voce off che sottolinea le emozioni dei personaggi e la presa di coscienza sulla natura dei loro sentimenti; da un certo punto in poi si tinge persino di giallo, accompagnata da una suspense e un’ambiguità che è davvero anomalo trovare in un film del genere.
Garrel fa propria la lezione dei padri del cinema francese (dalla Nouvelle Vague di Truffaut e Chabrol alle girandole sentimentali di Sautet e di suo padre Philippe), ma sfoggia uno stile atipico, che sembra non voler mai prendere troppo sul serio ciò che sta raccontando, riuscendo, in realtà, a scavare molto più in profondità.
L’uomo fedele è, infatti, un thriller sentimentale intinto di commedia e veleno, che non alza mai i toni e si diverte a giocare coi cliché del cinema francese, capace, però, di sorprendere ad ogni sequenza, grazie a personaggi che, senza strepiti, si amano, si lasciano e rivoluzionano le proprie vite.
Il film è infatti arioso e narrativamente libero, accarezzato da un’ironia e una leggerezza, che pur presenti nella precedente opera di Garrel, si fanno qui maggiormente evidenti, accostandolo più a certi lavori di Woody Allen che alla rigorosa analisi sentimentale del cinema d’Oltralpe.
Più che Abel, interpretato dallo stesso Garrel, amante passivo incapace di scegliere e assoggettato all’incostanza femminile (impossibile non pensare ad Antoine Doinel), sono le donne i personaggi più interessanti de L’uomo fedele: sono loro a provocare l’azione e a decidere, mai vittime della volontà degli uomini, ma anzi capaci di spostarli come pedine su una scacchiera.
L’uomo fedele riesce, dunque, a cogliere la complessità della vita miscelando commedia e dramma e rimarcandone il carattere sardonicamente farsesco: il merito va soprattutto all’abilità della sceneggiatura, firmata da Garrel e dal buñueliano Jean-Claude Carrière. Al cinema dall’11 aprile distribuito da Europictures.
Alberto Leali