Intrighi, corruzione, lussuria e potere sul palco del Teatro Argentina con La tragedia del vendicatore di Thomas Middleton, per la regia di Declan Donnellan
Dal 23 gennaio al 3 febbraio al Teatro Argentina debutta LA TRAGEDIA DEL VENDICATORE di Thoman Middleton, per la regia di Declan Donnellan che, dopo il successo delle sue geniali messe in scena di testi shakespeariani come Cymbeline, Macbeth e Racconto d’inverno, dirige per la prima volta una produzione in lingua italiana nella versione di Stefano Massini.
Testo pubblicato anonimo nel 1606 e rimasto a lungo senza padre fra censure e attribuzioni errate, La tragedia del vendicatore ha ritrovato il suo legittimo autore soltanto una ventina di anni fa, senza però aver perso nemmeno un grammo di quella carica eversiva che viene oggi pienamente restituita dalla messa in scena di Donnellan.
Sul palcoscenico, un connubio di intrighi, corruzione, lussuria, narcisismo e brama di potere sullo scenario di una corte del Seicento spaventosamente contemporanea. Contemporaneo di Shakespeare – di sedici anni più giovane del Bardo – Thomas Middleton attribuisce ai personaggi della sua pièce nomi “parlanti”, così da connotarne fin da subito il ruolo e il comportamento.
LA TRAGEDIA DEL VENDICATORE è il racconto di una vendetta, quella di un giovane pronto a tutto pur di fare giustizia sulla morte di una giovane donna assassinata da un Duca. Maestro della regia shakespeariana, Declan Donnellan ci trasporta in un mondo di azione incessante e trascinante, ambientato in una delle tragedie più cupe, violente e grottesche dell’autore cinquecentesco. Ad un ritmo forsennato, infatti, si svolge sul palco un inferno di punizioni, stupri, mutilazioni e omicidi, nel nome del culto del denaro, del sangue e del sesso.
«Middleton e Shakespeare – spiega Donnellan – si affermarono in una Londra teatro di cambiamenti dirompenti. Era un tempo di boom economico e bancarotta, dominato da un disagio sociale destinato a sfociare nella rivoluzione che avrebbe, alla fine, completamente distrutto il contesto culturale dei due autori. Leggendo Middleton si percepisce una minaccia incombente, che cresce come un tumore invisibile fino a scoppiare, alimentata dal rancore e dall’ingiustizia. Ci parla di un governo corrotto, invischiato in loschi affari, di un popolo che si compra al prezzo dei beni di consumo. Descrive una società ossessionata dal sesso, dalla celebrità, dalla posizione sociale e dal denaro, dominata dal narcisismo e da un bisogno compulsivo di auto rappresentarsi per convincere gli altri – ma soprattutto se stessi – di essere buoni e belli. All’epoca l’Italia – conclude Donnellan – era un luogo proibito che ben pochi inglesi avrebbero visitato. L’Europa cattolica rappresentava, per gli Inglesi protestanti, un altrove simile a quel che la Russia sovietica incarnava quando eravamo ragazzi: era il potenziale invasore, latore di un’ideologia perniciosa».
Zerkalo Spettacolo