Al Teatro Eliseo dall’11 al 23 dicembre va in scena Salomè di Oscar Wilde, nella traduzione di Gianni Garrera e l’adattamento e la regia di Luca De Fusco. Protagonisti Eros Pagni e Gaia Aprea
Dopo il grande successo al suo debutto lo scorso giugno alla rassegna Pompei Theatrum Mundi al Teatro Grande di Pompei, arriva al Teatro Eliseo, dall’11 al 23 dicembre, lo spettacolo Salomè di Oscar Wilde, nella traduzione di Gianni Garrera e l’adattamento e la regia di Luca De Fusco.
SINOSSI
Nel palazzo del tetrarca di Giudea, Erode Antipa, che ha sposato l’ex moglie del fratello Filippo, Erodiade, si sta svolgendo un banchetto che vede ospiti giudei, romani, egizi. Sulla terrazza un soldato siriano e un altro di Cappadocia ammirano la bellezza della luna e quella della principessa Salomè, figlia di Erodiade. Nel salone c’è una grande cisterna dove il tetrarca Erode ha fatto rinchiudere Iokanaan, spaventato dal suo comportamento: il profeta, infatti, urla dal fondo della sua prigione le profezie sull’avvento del Messia condannando il comportamento dei monarchi di Giudea. Salomè, infastidita dai continui sguardi interessati di Erode, si allontana dal banchetto e, incuriosita dall’uomo ne chiede la liberazione alle guardie per potergli parlare. Questi, spaventati, cercano di eludere la richiesta, ma alla fine cedono alle lusinghe della principessa. Uscito dalla cisterna Iokanaan proferisce parole di sdegno contro Erode ed Erodiade. Ma l’aspetto e la voce del profeta seducono Salomè e la inducono a rivelare l’irrefrenabile desiderio di baciarlo: «Bacerò la tua bocca, Iokanaan; bacerò la tua bocca». Iokanaan la sfugge inorridito, mentre il capitano della guardia, innamorato di Salomè, si uccide nel sentirla esternare in maniera tanto audace la repentina e travolgente passione per il profeta. Giungono sulla terrazza Erode e Erodiade. Il tetrarca blandisce amorosamente Salomè, la quale, di contro, non fa mistero del fastidio che le provoca il comportamento del patrigno. Iokanaan inveisce contro i costumi libertini di Erodiade, la quale è profondamente offesa dalle accuse, ma soprattutto dalla mancata difesa da parte del marito. Ma Erode è troppo preso dalla bellezza di Salomè per darle retta e quando le chiede di danzare per lui arriva ad offrirsi di esaudire qualsiasi suo desiderio. Salomè accetta l’offerta ed esegue la danza dei sette veli, posando i piedi nudi nel sangue del cadavere del capitano della guardia. Terminata la sua esibizione, la danzatrice esprime il suo desiderio: vuole che le venga consegnata la testa di Iokanaan su un bacile d’argento. Inorridito, Erode prova a convincerla ad accettare qualsiasi altro dono: la metà del suo regno, i suoi rarissimi pavoni bianchi, gli abiti e i gioielli più preziosi, ma Salomè è irremovibile, pretende la testa di Iokanaan per poter finalmente fare quello che il profeta le ha negato, baciare le sue labbra. Erode non vorrebbe proprio uccidere un uomo che ha visto Dio, ma non può venir meno alla parola data e alla fine cede, dando ordine di decapitare il profeta. Salomè, ricevuto il suo dono, bacia le labbra di Iokanaan. Erode, in preda all’orrore, ordina ai suoi soldati di uccidere la ragazza, che resta schiacciata sotto i loro scudi.
NOTE DI REGIA
Poche volte si verifica un caso di un titolo tanto noto quanto poco rappresentato. Salomè è un grande archetipo, un simbolo eterno di amore e morte ma la sua versione lirica è comunemente rappresentata mentre il capolavoro di Wilde sembra destinato più alla lettura che alla rappresentazione. In effetti i registri che Wilde usa oscillano tra il drammatico, l’ironico, l’erotico, il grottesco in una miscela che è effettivamente molto ambigua e di difficile rappresentazione proprio per i suoi meriti, ovvero per la sua originalità, che la fa solo in apparenza somigliare ad una tragedia greca mentre in realtà ci troviamo di fronte ad un’opera unica nel genere. È inoltre enigmatica ed inafferrabile la natura della protagonista e il suo desiderio di amore e morte che non trova logiche spiegazioni. Perché allora affrontare una sfida così difficile? Innanzitutto, appunto, per il gusto delle sfide. Uno dei modi di innovare il repertorio teatrale non è solo quello di incoraggiare la nascita di nuovi testi, come peraltro facciamo frequentemente, ma è anche quello di rimettere in circolazione opere che sono uscite dai cartelloni per pigrizia mentale, per abitudine, per poco coraggio, di registi e teatri. È poi nota la mia passione per le contaminazioni tra teatro, danza, musica, cinema. Salomè, con la sua luna piena incombente e allucinata, con la sua danza dei sette veli, sembra quindi un testo ideale per questo teatro “spurio” che prediligo da molto tempo. Credo inoltre di aver qualcosa da dire sulla natura della protagonista. Credo che l’amore/odio di Salomè per Iokanaan sia figlio di quel desiderio mimetico su cui il grande antropologo René Girard ha scritto pagine memorabili. In sostanza, a mio avviso, Salomè ama talmente il profeta da volersi trasformare in lui stesso. Non può e non vuole uscire da una dimensione narcisistica dell’amore e quindi si specchia nel profeta. Questa intuizione, spero felice, porterà ad un finale sorprendente che preferisco non rivelare. Ma affrontiamo la sfida anche perché ci basiamo su un quartetto di attori di eccezione come Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci e Giacinto Palmarini che incarneranno rispettivamente i ruoli di Erode, Salomè, Erodiade, Iokanaan.
Luca De Fusco
Salomè
di Oscar Wilde Traduzione Gianni Garrera Adattamento e regia Luca De Fusco
Con
Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci,
Alessandro Balletta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta,
Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Carlo Sciaccaluga, Francesco Scolaro, Paolo Serra, Enzo Turrin
Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
Disegno luci Gigi Saccomandi
Musiche originali Ran Bagno
Coreografie e aiuto regia Alessandra Panzavolta
Installazioni video Alessandro Papa Produzione TEATRO STABILE DI NAPOLI– TEATRO NAZIONALE, TEATRO NAZIONALE DI GENOVA, TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA, TEATRO STABILE DI VERONA
Zerkalo Spettacolo