La speranza a Castel Volturno è un vizio, come scrive Giorgio Scerbanenco: ce lo racconta Edoardo De Angelis, che dopo il successo di critica di Indivisibili, sforna il suo quarto lungometraggio, sceneggiato assieme all’Umberto Contarello amato da Sorrentino.
Il vizio della speranza, presentato in anteprima alla tredicesima Festa del Cinema di Roma e vincitore del premio del pubblico BNL, racconta un uggioso mondo a parte, popolato da personaggi che all’orrore si sono assuefatti e hanno perfino imparato a trarne vantaggio.
Tra paludi, pozzanghere e un mare di rifiuti, una ragazza col cappuccio in testa e un pitbull al guinzaglio traghetta come Caronte anime di donne innocenti: madri sul punto di partorire che non vedranno mai i loro bambini, venduti a chi un figlio non può averlo, ma può comprarselo.
Proprio come in Indivisibili, il regista campano si concentra nuovamente sullo sfruttamento del corpo femminile, che qui conta solo come un contenitore da riempire, svuotare e riempire di nuovo, finché la natura e la salute lo consentono. Un oggetto che dà guadagno a chi lo sfrutta, che dà gioia a chi ne ricava i frutti, ma non certo a chi li produce.
Con un linguaggio visivo crudo ed evocativo, De Angelis non si stacca un attimo dalla bravissima moglie Pina Turco, che lavora efficacemente di sottrazione, così come le notevoli Marina Confalone, inedita villain, e Cristina Donadio, madre corazzata e disillusa.
Attraverso la Maria della Turco, che ha deciso di non abbandonarsi alla disperazione e di tentare il riscatto anche a costo di sfidare la morte, Il vizio della speranza racconta le conseguenze di una presa di coscienza, del difficile viaggio da intraprendere per staccarsi dal male e riappacificarsi con la parte di sé scampata all’inferno.
Il film, dall’imponente e un po’ ingombrante impianto simbolico ed allegorico, disegna, così, il ritratto di un’Italia smunta e derelitta che, nonostante gli stracci, l’orrore e la sporcizia, ha ancora la forza di rialzarsi.
Le belle musiche di Enzo Avitabile accompagnano un film di grande potenza, che scava dentro e fa male, ma non ha perso, appunto, il vizio della speranza. Dal 22 novembre in sala con Medusa.
Roberto Puntato