Ad Argen, in Francia, la fabbrica Perrin, specializzata in apparecchiature automobilistiche e facente parte di una multinazionale tedesca, firma un accordo nel quale viene chiesto ai dirigenti e ai lavoratori uno sforzo salariale per salvare l’azienda. Il sacrificio prevede, in cambio, la garanzia dell’occupazione per i successivi cinque anni. Due anni dopo, però, nonostante i buoni profitti, l’azienda annuncia di voler chiudere; i lavoratori non ci stanno e si organizzano, guidati dal portavoce Laurent Amédéo (Vincent Lindon), per far valere la propria dignità.
Dopo la splendida trasposizione di Un amore di Maupassant, Stéphane Brizé torna a parlare del lavoro (e della precarietà) ai giorni nostri, a tre anni di distanza dal potente La legge del mercato.
Lo fa scegliendo nuovamente come protagonista Vincent Lindon che, attorniato da una schiera di validi attori non professionisti, si cala con incommensurabile bravura nel campo di battaglia, conferendo al suo Laurent passione e combattività.
La riuscita di In Guerra si deve, però, anche ad una sceneggiatura estremamente precisa che nulla affida al caso, raggiungendo un realismo e una naturalezza davvero sorprendenti.
Il regista francese dimostra di conoscere bene il mondo operaio, rappresentando alla perfezione, senza perdersi in digressioni sulla vita personale dei personaggi, le molteplici dinamiche tra i dipendenti della fabbrica e quelle che si sviluppano all’interno del comitato di lotta.
La sua bravura è quella di non trasformare mai il lavoro in docufiction, nonostante scelga spesso di adottare il linguaggio visivo delle news tv e di immergere la macchina da presa nel pieno dell’azione, come se stesse girando un reportage in diretta.
In Guerra è un potentissimo apologo sulla democrazia, capace di condurre lo spettatore in un viaggio rabbioso, doloroso e appassionato, che non fa rimpiangere i migliori lavori di Ken Loach.
Un film attualissimo e necessario, che non ha paura di tornare alla radice della lotta, entrando nelle stanze degli incontri e degli scontri fra le parti, depauperando qualsiasi orpello estetico ed evitando ogni forma di didascalismo.
In concorso a Cannes 2018, In Guerra è cinema militante e d’impatto, teso ed emozionante, che racconta con lucidità e senza edulcorazioni gli inganni e le contraddizioni del mondo del lavoro nella Francia (e non solo) di oggi. Al cinema dal 15 novembre con Academy Two.
Roberto Puntato