Alla tredicesima Festa del Cinema di Roma abbiamo incontrato il grande regista polacco Krzysztof Zanussi, che ha presentato il suo nuovo film Ether, moderna versione del Faust ambientata ai tempi della prima guerra mondiale
Caposcuola di quella “terza generazione” di cineasti polacchi, da cui sono emersi talenti come Kieslowski, Skolimowski, Munk e Polanski, Krzysztof Zanussi ha sempre firmato un cinema incentrato su spinose questioni etiche e spirituali.
Non fa eccezione questo bellissimo Ether, presentato alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: una moderna versione del mito del Faust ambientata ai tempi della prima guerra mondiale.
La storia è quella di un medico militare dell’esercito imperiale asburgico, che conduce degli esperimenti con l’etere per riuscire a controllare le persone: il regista polacco riflette, così, sulla capacità dell’uomo di spingersi oltre, pur di soddisfare la propria sete di sapere e potere.
Viste le sue lontane origini friulane, è stato contento di tornare a girare una parte di Ether nella terra dei suoi avi?
Sono stato molto contento, abbiamo girato a Trieste, che è una città straordinaria, e nella suggestiva Palmanova, la cui fortezza è entrata a far parte del patrimonio dell’umanità Unesco. Tornare è sempre romantico e commovente ed io non ho mai dimenticato le mie radici, seppur lontane. Pensi che mio nonno faceva le ferrovie durante l’impero asburgico. Ho avuto modo di ritrovare molti dei miei parenti lontani e col tempo siamo diventati molto amici.
Cosa sente di avere di italiano?
E’ difficile da dire. Mio padre, mentre si faceva la barba, fischiettava le arie delle opere liriche italiane, così sin da piccolissimo sapevo già cosa fosse La Traviata. Credo di avere un atteggiamento alla ragione che è molto mediterraneo oltre che una profonda ammirazione per la misura. L’anima slava, quella russa soprattutto, è estrema e smisurata, invece la mia non lo è, ritenendomi una persona pratica. E poi ovviamente amo l’Italia per il clima ed il cibo, anche se mi diverto a precisare che la celebrata tradizione del buon gusto italiano non è nata con gli italiani. Infatti, il talento culinario è arrivato in Italia con Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci; la prima cucina romana, quella autentica, era davvero tremenda!
Una scena di Ether
In Ether riflette sulla perdita del ruolo della metafisica nell’epoca odierna, soprattutto a causa dei progressi, spesso fin troppo ingombranti, della scienza…
In realtà questa perdita si ha sin dall’800, che ha lasciato la sua eredita nei secoli seguenti e che è molto presente nelle scienze umane. La scienza indubbiamente è andata molto lontano, ma “chi non vede il mistero è cieco”, diceva Einstein nel ’36 ed io mi trovo d’accordo con lui, nonostante sia un ex fisico. E’ interessante credere in Dio, possiamo infatti mettere alla prova quelli che sono i limiti della nostra coscienza. D’altronde Kant non ci ha mai parlato di realtà oggettiva, ma solo di una realtà a noi accessibile.
E’ questo che rende il mito di Faust ancora così attuale e che l’ha spinto a riproporlo in chiave moderna?
Sì, il mito di Faust è attualissimo. La scienza ha oltrepassato pericolosamente i propri confini, sentendosi potente e tradendo i suoi fini più nobili. E’ questo che accade al protagonista del mio film, che inizia così la sua discesa agli inferi.
Cosa pensa invece dei poteri politici nel mondo e dei cambiamenti che si sono visti in alcuni Paesi nei tempi più recenti?
Beh, se penso alla situazione politica italiana, ma anche a quella americana, sicuramente si è verificato un cambiamento che ha origini più profonde di quelle che si immaginano. Penso infatti che sia cambiato il concetto di democrazia rappresentativa, o meglio la scelta che l’elettore fa quando si sente al sicuro, senza la responsabilità e la disciplina nel voto. La democrazia non è infatti un valore assoluto, ma spesso è solo una convenzione. Noto inoltre che il potere tende sempre più a scivolare dai governi alle multinazionali, che selezionano i dirigenti in modo non certo democratico o meritocratico. In più, diversamente dai politici, essi non sono corrompibili, e questo paradossalmente è ancora più pericoloso. Io però non perdo le speranze: noto, ad esempio, che i giovani non danno ragione al concetto illuminista secondo cui possiamo prevedere tutte le scelte dell’uomo perché è un essere corruttibile, ma ne sostengono l’imprevedibilità, lasciando spazio al mistero.
Ether è una co-produzione di ben 5 Paesi (Polonia, Ucraina, Lituania,Ungheria e Italia). Pensa che un cinema come il suo, che riflette su importanti questioni etiche e spirituali, intimorisca i produttori?
Penso che la co-produzione sia una salvezza per il cinema d’autore, perché gli assicura parecchi mercati e perché i produttori si trovano a lottare per recuperare i loro soldi. E’ una pratica molto comune, che permette di aiutarci e di fare sistema. Proprio di recente, peraltro, ho co-prodotto un film di Agnieszka Holland.
Alberto Leali