Presentato in concorso a Venezia 75, Opera senza autore segna il felice ritorno del Premio Oscar Florian Henckel von Donnersmarck con un grande affresco popolare che attraversa 30 anni di storia tedesca. Al cinema dal 4 ottobre con 01 Distribution
Liberamente ispirato alla vita dell’artista tedesco Gerhard Richter, formatosi nella Germania sovietica e passato a Ovest per amore della pittura astratta, Opera senza autore, in concorso a Venezia 75, segna il felice ritorno di Florian Henckel von Donnersmarck, Premio Oscar per Le vite degli altri, dopo l’infelice trasferta americana di The Tourist.
Dopo aver affrontato le ombre della Repubblica democratica tedesca nel capolavoro del 2006, von Donnersmarck amplia ulteriormente l’arco temporale, portando in scena trent’anni cruciali della storia del suo Paese (nazismo, Guerra fredda, anni Sessanta), attraverso le stagioni della vita di un uomo, artista di talento in cerca d’identità, oppresso dai rigidi schemi ideologici della pittura della Germania dell’est.
Opera senza autore è un grande e torrenziale romanzo filmato, che unisce con maestria pubblico e privato, storia e melodramma, arte e politica. Un cinema d’altri tempi, nel senso più positivo del termine, diretto con audacia e finezza e dotato di una tensione costante, nonostante le tre ore di durata.
Un film che, per merito dell’abile script, sa arrivare dritto al cuore dello spettatore e che si illumina del talento del protagonista Tom Schilling, già apprezzato in Suite Francese e Woman in Gold, perfetto nei panni di un uomo che, come il suo Paese, viene ridotto in cenere per poi rinascere, ritrovando il proprio posto. Ma altrettanto impressionante è la monumentale prova dell’infallibile Sebastian Koch, alle prese con un ruolo mefistofelico, algido e impietoso, che si farà fatica a dimenticare.
La bravura di Florian Henckel von Donnersmarck è quella di evitare le trappole del patinato polpettone televisivo, e di far rivivere, bilanciando molteplici registri narrativi, i traumi storici del proprio Paese, per sottolinearne la capacità di rialzarsi, sempre e comunque. Perché il cinema tedesco, più di altri, non si stanca mai di ragionare sulla propria storia, cercando così di rimarginare le proprie ferite più profonde. Dal 4 ottobre al cinema con 01 Distribution.
Roberto Puntato