Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2018 dove conquista l’Oeil d’Or, La strada dei Samouni fonde documentario e animazione per raccontare le vicende di una famiglia palestinese della periferia di Gaza massacrata dall’esercito israeliano e i tentativi dei giovani sopravvissuti di proseguire le loro vite.
L’apprezzato documentarista Stefano Savona realizza un’opera sperimentale e sorprendente, giocata sul filo dei ricordi, sul racconto animato e sulle immagini reali di persone e luoghi violentati dalla guerra. Ricostruisce, così, il ritratto di una famiglia prima, durante e dopo la tragedia dell’operazione israeliana “Piombo fuso” (tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009), soffermandosi, in particolare, sulle dolorose testimonianze dei sopravvissuti.
La piccola Amal e i suoi fratelli hanno perso tutto. È passato un anno da quando hanno sepolto i loro morti, ma il ricordo non li abbandona un solo momento. Ora devono ricominciare a guardare al futuro, a ripiantare alberi, a ricostruire le loro case, il loro quartiere e, soprattutto, la loro memoria. La celebrazione di un matrimonio, la prima festa dalla fine dell’ultima guerra, diviene una simbolica occasione di rinascita, perché, nonostante tutto, la vita continua. Anche a Gaza.
L’inconfondibile tratto delle animazioni in bianco e nero di Simone Massi rendono La strada dei Samouni un documentario unico e innovativo: alle immagini costruite con pastelli a olio stesi su carta e poi “graffiate” il compito di ricostruire i momenti più drammatici della vicenda, ma anche i ricordi più dolci dei superstiti.
La strada dei Samouni ha la capacità, preziosa ed inedita, di raccontare ciò che resta di una guerra: il dolore dei vivi, l’ombra dei morti, le macerie, la quotidianità che non si arrende. Un’opera che dimostra come il cinema sappia andare oltre la cronaca, permettendo allo spettatore di avvicinarsi intimamente e profondamente al vissuto dei suoi protagonisti. Dall’8 ottobre in sala distribuito da Cineteca di Bologna.
Alberto Leali