In concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 75, Bêtes Blondes di Alexia Walther e Maxime Matray vince il Premio Circolo del Cinema di Verona, assegnato al film più innovativo della sezione
I registi Alexia Walther e Maxime Matray, al loro esordio nel lungometraggio, realizzano un’opera spiazzante e strampalata, vincitrice del Premio Circolo del Cinema di Verona come film più innovativo della Settimana Internazionale della Critica di Venezia 75.
Bêtes Blondes è un prodotto quasi indefinibile, una dark comedy dalla trama apparentemente casuale che mescola insieme commedia, tragedia e momenti di delicatezza.
Se sperate di trovare un filo logico in Bêtes Blondes, rinunciatevi; meglio farsi trascinare dal flusso surreale di accadimenti che coinvolgono il protagonista Fabien (Thomas Scimeca), ex star di una vecchia sitcom televisiva, che vive ormai come un derelitto, intrappolato nel ricordo di un’epoca, di una fidanzata e di un “io” che non esistono più.
Lo vediamo infatti vegetare in luoghi fortuiti e rubare e mangiare avidamente tutto ciò che gli capita a tiro (con una predilezione per il salmone). Sempre incosciente e immerso in una realtà “altra”, Fabien si risveglia ogni volta affamato, con una bottiglia mezza vuota in mano e senza alcuna memoria.
La sua alienazione incontrerà quella di Yoni (Basile Meilleurat), giovane tenente omosessuale, aggrappato visceralmente a una testa decapitata, che deve affrontare il dolore per la recente perdita del compagno. Sarà l’occasione per entrambi di fare i conti con la vita e superare i propri traumi.
Comicità e nonsense, romanticismo e parodia, simbolismo e grottesco, onirismo e dramma danno vita a un lavoro coraggioso e originale, fuori da qualsiasi schema narrativo e stilistico (vedasi l’uso del formato quattro terzi o di zoom e inquadrature sbilenche da tv show). Un film da vedere e che può insegnare molto al nostro cinema, che sempre più spesso manca di idee e ha paura di rischiare.
Alberto Leali