Francesco Montanari, fresco del Premio a Cannes per la sua interpretazione nella serie Il Cacciatore, è il protagonista maschile del corto La notte prima di Annamaria Liguori, presentato a Venezia 75 e dedicato alla delicata tematica del tumore al seno metastatico
Fresco vincitore a Cannes 2018 per la miglior interpretazione maschile nella serie Il Cacciatore, Francesco Montanari presenta alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia(Venice Production Bridge) il corto La notte prima di Annamaria Liguori, dedicato alla delicata tematica del tumore al seno metastatico.
Con lui nel cast, Antonia Liskova, Giorgio Colangeli, Imma Piro, Alessandro Bardani ed Emanuela Grimalda. Il corto è liberamente ispirato a una delle storie di donne con tumore al seno metastatico raccolte nell’ambito della campagna Voltati. Guarda. Ascolta, promossa da Pfizer in collaborazione con Fondazione AIOM, Europa Donna Italia e Susan G. Komen Italia, con l’obiettivo di rompere il silenzio attorno a questa malattia.
Francesco, qui a Venezia per presentare La notte prima, un corto con un tema importante e poco frequentato al cinema…
Sì, quello del tumore al seno metastatico, una particolare patologia tumorale da cui purtroppo non è possibile guarire. L’unica cosa che possiamo fare ad oggi è migliorare il lasso di tempo che rimane alla paziente; infatti la nostra storia vuole portare un messaggio di speranza a tutte le donne che si ammalano di questa patologia, perché non si abbattano e non scelgano la solitudine.
Quanti uomini accettano a queste condizioni di stare accanto alla propria donna?
Spero tanti. Io nel corto interpreto il compagno di Alessandra (Antonia Liskova), che scopre di essere ammalata mettendo in crisi tutta la sua vita. La sua prima reazione è infatti quella di mollare tutto, fidanzato compreso, per affrontare da sola questa battaglia. Poi però deciderà di cambiare atteggiamento e prenderà una scelta coraggiosa, quella di continuare a sorridere alla vita, non rinunciando a sogni e progetti. Ecco, questo è un corto che non vuole dare delle soluzioni, semmai porre delle domande, le cui risposte sono soggettive. Ma sicuramente è un corto positivo, che dà speranza a chi vede il mondo crollargli addosso.
Hai accettato subito il ruolo?
A dire il vero inizialmente ero perplesso, perché il tema è davvero molto delicato. Mi ha convinto la sceneggiatura, che non è per nulla retorica o patetica o vittimistica. In questi casi non ci sono risposte, le risposte se le darà chi guarderà il corto individualmente non c’è un giudizio moralistico.
Ti sei interrogato sull’argomento se fossi stato come il protagonista?
Mi chiedo spesso, il tempo che passa, la morte prematura facendo tanto teatro è un argomento che viene sempre fuori è una condizione esistenziale, di vita interiore. Non so dare una risposta, ma ogni volta che affronto un’umanità del genere, riscontro un contatto umano molto forte. C’è pudore nell’affrontare queste tematiche. Io e Andrea (Delogu ndr), ne parliamo spesso e ci spaventa l’idea di far soffrire il partner.
Dove ti vedremo prossimamente?
Sto girando la terza stagione de “I Medici”, dove interpreterò Girolamo Savonarola. Sarò poi nel film di Fabio Roversi “Ricordati che devi morire” e nella terza stagione de “Il Cacciatore”. In teatro, invece, sarò accanto a Vinicio Marchioni nello Zio Vanja.
Roberto Puntato