Giulio Base porta Pessoa a Venezia 75: Il banchiere anarchico è cinema coraggioso e appassionato, che riflette sul potere e la sua natura. Vincitore del Premio Persefone, è attualmente nella selezione di From Venice to China all’interno del Beijing International Film Festival
Il banchiere anarchico di Giulio Base, da lui diretto e interpretato insieme a Palo Fosso e selezionato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione “Sconfini”, è un’acuta riflessione sul potere e sulla sua natura libera da qualsiasi condizionamento.
Tratto dal capolavoro dello scrittore portoghese Fernando Pessoa e vincitore del Premio Persefone, Il banchiere anarchico ha la struttura di un’intervista, in cui un uomo si rivolge a un affermato banchiere, chiedendogli come la sua condotta di vita e le sue scelte professionali l’abbiano portato ad abbandonare gli ideali giovanili dell’anarchia. Attraverso un sillogismo serrato e irreprensibile, il banchiere smentisce: la vera anarchia risiede nel Potere perché il Potere può permettersi di fare tutto ciò che vuole.
“Il banchiere anarchico nasce dall’amore che ho per la letteratura e soprattutto per Pessoa – racconta Giulio Base -. Si tratta di un testo estremamente moderno, pur se è stato scritto nel 1922, più di cento anni fa. Un’opera visionaria ma che intreccia politica e finanza rispecchiando la realtà di oggi”.
Il film rispetta molto fedelmente il dialogo filosofico del testo di Pessoa, optando giustamente, e coraggiosamente, per una messa in scena teatrale (unica location e due soli attori in scena), che va controtendenza rispetto alle recenti produzioni del nostro cinema.
“Mi sono messo completamente al servizio del testo, che è un potente gioco aristotelico: come regista potevo restare in ombra di modo da elevare la parola dell’autore” – prosegue Base.
Grazie ad un ammirevole rigore nella messa in scena e alle notevoli performance recitative dei protagonisti, Il banchiere anarchico coinvolge e spiazza con i suoi lunghi e intensi piani sequenza e con i suoi dirompenti dialoghi.
Ambizioso e raffinato, appassionato e provocatorio, il nuovo lavoro di Base passa dal bianco e nero al colore, gioca con la musica di Pietro Freddi e Sergio Cammariere e svela gradualmente l’emblema dello splendore e delle miserie della borghesia.
“Ci sono sempre stati banchieri, bancari o mecenati che hanno agito in modo non corretto – afferma il regista -. Io ho cercato di non prendere posizione, pur se la nuova finanza mi fa davvero paura: ci sono uomini che non hanno scrupoli e che voltano faccia all’intera società. Come si spiega infatti che c’è gente che fa soldi se altri falliscono? Perché si scommette sul fallimento“.
Il banchiere anarchico è atttualmente nella selezione di From Venice to China, in corso a Pechino fino al 21 aprile, all’interno del 9° Beijing International Film Festival.
La rassegna, giunta alla seconda edizione, presenta al pubblico cinese una selezione di film italiani in programma alla scorsa edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Roberto Puntato