L’artista franco-americana Anne de Carbuccia porta a Venezia il suo documentario One Ocean, per sensibilizzare ai temi del rispetto e della difesa dell’ambiente, uniche salvezze per il nostro futuro
Anne de Carbuccia è nota per le sue fotografie ed installazioni simboliche (TimeShrines) che mostrano l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi e includono sempre i simboli del teschio e della clessidra. Prezioso è il suo progetto che prende il nome di One Planet One Future e che ora si arricchisce di un nuovo tassello, il bel documentario di 11 minuti One Ocean, presentato alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia nell’ambito delle Notti Veneziane delle Giornate degli autori.
Seguiamo così Anne de Carbuccia in spiaggia e sott’acqua alla ricerca di paesaggi e soggetti da fotografare: One Ocean ci immerge, così, nell’immensità di un oceano ferito, spingendoci alla riflessione e sensibilizzandoci ai temi del rispetto e della difesa dell’ambiente come uniche salvezze per il nostro futuro.
La regista mostra infatti con chiarezza i legami tra alcuni diversi e preoccupanti fenomeni ambientali, come il riscaldamento del pianeta, le foreste che bruciano in Siberia, l’eccessivo consumo di plastica non riciclabile.
A scandire i passaggi del film ci sono, poi, le suggestive musiche del pianista Ludovico Einaudi, che al solito incantano le orecchie e toccano il cuore.
Anne, perché un film sull’oceano?
Perché l’oceano è fondamentale, tant’è che senza di esso non potremmo nemmeno respirare. E’ importante oggi e lo sarà ancor più domani. Non so se il mio interesse per l’oceano sia attribuibile ad una passione o all’ansia per il futuro, so però che come artista mi smuove dentro delle emozioni. Da 5 anni documento il nostro pianeta, quello che abbiamo perso e quello che perderemo. Prima che regista sono fotografa, ma mi rendo conto che le immagini di un film arrivano a molte più persone rispetto a quelle fotografiche. Ecco perché ho deciso di realizzare questo film, perché è importante che queste immagini arrivino prima che sia troppo tardi.
Negli ultimi 5 anni l’uomo ha peggiorato molto il suo comportamento verso l’ambiente?
Sì. Ho visto, ad esempio, molti Paesi trasformati e molta plastica buttata nell’oceano. Per fortuna tanti artisti acquistano le mie foto e ciò mi fa pensare che ci sia un interesse alla tematica ambientale. Forse l’uomo ne sta capendo l’importanza.
Quali sono i posti che hai trovato cambiati?
Penso all’Africa, soprattutto ai posti protetti dal governo federale, dove la gente va a pescare e a cacciare. E poi ai mari delle Maldive o all’Himalaya (anche se sembra impensabile, perché lì c’è neve e fa freddo, ma i ghiacciai influiscono molto sul cambiamento climatico). E poi c’è il preoccupante fenomeno della siccità che sta aumentando, che per me corrisponde al vero cambiamento climatico.
C’è un modo perché l’uomo impari a rispettare l’ambiente?
Certo, l’uomo è persino andato sulla luna! Nel nostro piccolo, possiamo fare tanto. Io ad esempio curo un progetto educativo nelle scuole affinché i bambini inizino a capire l’importanza del rispetto dell’ambiente: sono loro, infatti, il nostro punto di partenza. Ciascuno di noi deve iniziare da se stesso a cambiare atteggiamento verso la natura, senza puntare il dito contro gli altri. Si può cominciare dalle cose più semplici, come pulire il proprio quartiere, lo spazio nel quale si vive. E poi smettere di utlizzare la plastica.
Roberto Puntato