Alla Mostra del Cinema di Venezia, una masterclass con Spike Lee e David Cronenberg per parlare del futuro del cinema. Con loro Sandy Powell, Susanna Nicchiarelli e Blanca Suárez
La Mostra del Cinema di Venezia non è solo film e glamour, ma anche un’occasione di confronto tra insigni professionisti della settima arte su tematiche di grande attualità.
L’Italian Pavillon dell’Hotel Excelsior ha infatti ospitato nel pomeriggio del 31 agosto una masterclass promossa da Mastercard su innovazione e futuro del cinema, a cui hanno partecipato due capisaldi del cinema mondiale, i registi Spike Lee e David Cronenberg (che riceverà nei prossimi giorni il Leone alla Carriera), accompagnati dalla costumista Premio Oscar Sandy Powell, dalla regista Susanna Nicchiarelli (Nico, 1988), e dall’attrice spagnola Blanca Suárez (Le ragazze del centralino)
Alla presenza degli studenti delle scuole di cinema, i cinque si sono quindi confrontati sulle nuove frontiere della settima arte e su come l’innovazione stia sempre più modificando i processo creativi.
Oggetto privilegiato della conversazione è stato soprattutto il discusso Netflix, molto presente in questa 75esima edizione della Mostra, con opere destinate non solo al grande schermo. Un rapporto complicato quello tra l’apprezzata piattaforma streaming e il cinema rivolto alle sale, che non smette di scatenare accesi dibattiti mediatici sulla nocività o meno della prima.
Ecco come la pensano due registi dai percorsi artistici molto diversi, ma che hanno rivoluzionato con le loro opere il modo di fare cinema.
Spike Lee: Quando ero piccolo, se volevi vedere un film dovevi andare al cinema; adesso, invece, non ne hai più bisogno, grazie a strumenti alternativi che hanno profondamente cambiato il modo di fruizione dell’opera cinematografica. Una cosa che mi ha molto stupito da quando ho iniziato a insegnare all’Università di New York è che, consegnando ai miei studenti un foglio con un elenco di film fondamentali della storia del cinema, nessuno li aveva visti al cinema, bensì i più tramite cellulare.
In realtà oggi tutti possono fare cinema con mezzi decisamente più abbordabili rispetto al passato, facendo girare con grande facilità la propria opera. Onestamente non ho affatto un rapporto conflittuale con Netflix, per cui ho anche creato la serie “She’s gotta have it”, ma quando realizzo un film per il cinema cerco sempre di utilizzare uno stile che non si adatti al piccolo schermo, perché mi piace che queste due realtà restino separate, senza che per forza una delle due debba sostituire l’altra. Il fatto che siano diverse, infatti, non vuol dire che siano incompatibili.
David Cronenberg: La tecnologia non mi spaventa, anzi posso dire che mi piacciono allo stesso modo sia una macchina da scrivere che un computer. Netflix ha un effetto dirompente sulla società e sono fermamente convinto che lo streaming sia il futuro del cinema, perché è possibile accedere a ogni contenuto dovunque e in qualsiasi momento.
Personalmente ho un amore nostalgico per film di una volta, ma nel cinema non mi piace tornare al passato. Penso che esso non stia morendo, ma si stia evolvendo, così come il cervello umano si trasforma costantemente, in seguito soprattutto ai condizionamenti ambientali. Nessuno però può sapere cosa realmente accadrà in futuro, perché stiamo vivendo un periodo di transizione. Oggi gli schermi delle tv sono sempre più grandi e quindi il confine tra fruizione cinematografica e domestica è diventato davvero labile. Un tempo, ad esempio, la regola era che i primi piani erano destinati esclusivamente alla tv e non al cinema; oggi, questo non è più vero.
In più, guardare un film è diventato un po’ come leggere un romanzo, ovvero un’esperienza intima e non più collettiva. Ciò cambia molto il modo di fare film, anche senza esserne pienamente consapevoli. L’accesso all’arte cinematografica è diventato inoltre sempre più facile. Però è vero che bisogna comunque saper bene utilizzare il mezzo che si sceglie di utilizzare, anche se si tratta di un iPhone. Il talento deve sempre essere alla base del lavoro di un artista. Certo, con la tecnologia è forse più semplice dimostrarlo.
Alberto Leali