E’ il rapper, o meglio il trapper, del momento Achille Lauro, ospite alla decima edizione delle Giornate del Cinema Lucano, che l’ha accolto con una folla di fan. L’artista che racconta la borgata romana ci rivela i suoi sogni e i suoi prossimi progetti
Achille Lauro, il rapper lanciato da Marracash che canta le periferie romane e il mondo dei giovani, ospite alle Giornate del Cinema Lucano di Maratea, accolto da una folla adorante di giovanissimi fan. Dal 2014 propone il trap, un inedito mix tra rap e pop, e ha spopolato a livello internazionale grazie ai suoi brani arrabbiati e impegnati, al look ricercato e ai video curati e accattivanti. Ora è in uscita con un nuovo disco, Pour l’amour, il primo per una major, a metà strada tra passato e futuro.
Come nasce per Achille Lauro il desiderio di fare musica?
“Sono fratello di un musicista e da quando avevo 14 anni ho vissuto con lui iniziando a muovere i primi passi e a scoprire questo mondo. Parallelamente ho ascoltato diversi generi musicali e ho fatto tesoro di tutto quello che ho appreso. Mina, Celentano e molti altri. Anzi, con Mina spero di fare un duetto, pure pop!”.
E i tuoi testi?
“Ho sempre scritto le mie idee su fogli volanti senza farli vedere a nessuno perché mi vergognavo. Mia madre ha scoperto il mio successo quando ha visto un’intervista di due pagine su Repubblica, era scioccata e vivendo in borgata un po’ mi frenava. Ecco, ai pischelli consiglio di credere in ciò che vogliono senza arrendersi di fronte agli ostacoli, nemmeno quelli che derivano dalla famiglia. Fare ciò che piace è fondamentale per riuscire, oltre che trovare una propria identità artistica e originale”.
Che messaggi dai attraverso la tua musica?
“L’ispirazione per i miei testi nasce da ciò che penso, dal mio stato d’animo. Non voglio insegnare qualcosa, nei miei album si trovano tante sfumature diverse. Semmai il messaggio è non sentirsi soli, ma condividere dei sentimenti. Non canto la borgata, ma essendo di un quartiere di periferia ho semplicemente raccontato il mio vissuto, la mia vita, i miei amici”.
Come mai hai scelto il genere trap?
“Il trap non si sceglie. Nel 2014 c’è stata questa tendenza mondiale e noi l’abbiamo assorbita, rimescolata, ricreata. In Italia era un genere che non aveva ancora spopolato, un’evoluzione dei rap più da club e disco, con batterie più forti e una maggiore ritmica”.
Sei uno dei pochi giovani artisti che oggi non esce da un talent. Strano, no?
“Non nasco da un talent e non ne ho bisogno, semmai mi piacerebbe essere un giudice. La mia musica non è da talent, è semmai il nuovo pop dei giovani. La concorrenza non mi pesa, perchè molti cantanti usciti dai talent non fanno la mia stessa musica”.
E’ da poco uscito Pour l’amour, cosa racconti in questo tuo nuovo lavoro?
“Pour l’amour è prodotto da Boss Doms e non parla dell’amore di una persona ma di quello che si fa per arrivare dove si vuole. È nata all’interno di una villa, abbiamo sposato un modo diverso di fare musica, prendendo a modello gli anni ’70 e chiudendoci in un casolare tutti insieme a creare. La selezione dei brani che abbiamo fatto è pensata per l’estate, è un live che spacca”.
Tra i tuoi prossimi progetti c’è anche il cinema…
“Sì, già il concept di un video è qualcosa che ti porta verso il cinema, perché le immagini devono rispecchiare il testo e l’essenza della canzone. Il progetto cinematografico a cui stiamo lavorando è una trilogia di docu-film diretta da me. In pratica, racconta i miei 5 anni di carriera, dagli inizi fino ad oggi, con tutte le difficoltà che abbiamo condiviso, la voglia di fare musica, quello che succede all’interno del gruppo e il backstage dei tour. Lo presenteremo nei cinema e faremo anche un dibattito col pubblico”.
Roberto Puntato