Isabella Ferrari si racconta alla X edizione delle Giornate del Cinema Lucano di Maratea, dove ha ricevuto il Premio Internazionale Basilicata
Occhi blu, sorriso timido, aria melanconica ed elegante: Isabella Ferrari è una delle attrici più versatili del nostro cinema ed è stata tra gli ospiti di punta della decima prestigiosa edizione delle Giornate del Cinema Lucano.
La pluripremiata attrice italiana passa con disinvoltura dal grande al piccolo schermo non tralasciando il teatro e alternando i ruoli più diversi, dai più leggeri ai più drammatici e sofferti. All’Hotel Santavenere di Maratea, parla dei suoi incontri, della sua carriera, della sua famiglia e del suo futuro.
Lei, che ha iniziato col da poco scomparso Carlo Vanzina in un ruolo che l’ha resa incredibilmente popolare, ma che l’ha portata anche a cercare percorsi nuovi per affermare un’indole coraggiosamente famelica.
“A Carlo devo molto, sono stata una sua intuizione. Avevo 17 anni e mi scelse subito per il ruolo di Selvaggia in “Sapore di mare”, che è diventato iconico. Poi però sono entrata in crisi con me stessa e ho sentito il bisogno di staccarmi da un personaggio che inevitabilmente mi soffocava. Una sorta di ribellione di adolescente, ma che mi ha permesso di prendere un’altra strada, che è quella che ha segnato profondamente il mio percorso artistico”.
Sono tanti i maestri del cinema italiano con cui Isabella ha lavorato, da Francesco Nuti a Gillo Pontecorvo, da Carlo Mazzacurati a Paolo Sorrentino. Ma è impossibile, su tutti, non citare Ettore Scola, grazie a cui ha vinto una Coppa Volpi a Venezia come miglior attrice non protagonista per Romanzo di un giovane povero.
“Con Scola è stato un incontro fortunato e sono certa che è stato proprio grazie a una sua intuizione che ho vinto la Coppa Volpi. Ero incinta di mia figlia quando giravamo e il mio pancione era ben visibile. In una scena, c’era un lunghissimo dialogo tra me e André Doussolier: Ettore è stato un genio, perché l’ha girata tutta in piano sequenza, così che la telecamera riprendesse solo il mio volto e non il resto del mio corpo. Quella scena è indubbiamente la più bella del film e se sono stata così apprezzata è merito del suo talento”.
Isabella Ferrari ha affermato inoltre che la sua carriera è sempre stata segnata da incontri con registi che hanno saputo tirar fuori il meglio di lei e a cui si è affidata generosamente, assecondandone l’indole.
“Più che ai provini, che mi sono andati sempre male, probabilmente a causa dell’ansia da prestazione, devo molto agli incontri con i registi più diversi. Ettore Scola, ad esempio, era intelligente e ironico, Marco Tullio Giordana il più esigente, Ferzan Ozpetek il più possessivo…E poi c’è mio marito, che secondo alcuni mi tratta un po’ troppo male sul set, ma ogni volta che vedo le immagini dei film che ho girato con lui le trovo sempre bellissime.”
“Da tutti loro ho imparato tanto, – prosegue – così come da quelli che mi hanno usato senza dirigermi. E poi per alcuni ruoli ho lottato molto. Ad esempio, per quello della protagonista di “Un giorno perfetto” di Ozpetek, ricordo di averlo tempestato di messaggi, perché avevo letto e amato il libro e sentivo quel personaggio molto vicino a me. Lui era indeciso tra me e Margherita Buy e poi per fortuna ha scelto me”.
Il cinema è da sempre la più grande passione di Isabella, anche se è stata la televisione a regalarle un momento di forte popolarità grazie al suo indimenticabile ruolo del Commissario Giovanna Scalise in Distretto di polizia.
“Quando mi hanno offerto il ruolo, il genere seriale non era ancora quello che è oggi. Da attrice che veniva dal cinema avevo non pochi dubbi e paure; molti mi consigliavano di non farlo perché credevano che poi i registi di cinema non mi avrebbero più chiamata. Mi sono accorta però che le cose stavano cambiando, quando un giorno nel mio quartiere ho incontro Gianni Amelio, che mi ha detto: “Scappo perché devo assolutamente vedere la nuova puntata di Distretto di Polizia!”. Ecco, da allora ho capito che la tv si poteva fare”.
Isabella Ferrari non manca inoltre di raccontare al numeroso pubblico dell’Hotel Santavenere i suoi prossimi progetti cinematografici.
“A metà novembre uscirà “Cosa fai a Capodanno?”, la commedia di Filippo Bologna con Luca Argentero, Ilenia Pastorelli e Vittoria Puccini, in cui avrò un ruolo comico, cosa che mi accade più spesso in teatro e molto meno al cinema, dove ricopro solitamente personaggi più dolenti. Poi uscirà “Euphoria” di Valeria Golino, presentato allo scorso Festival di Cannes, “In viaggio con Adele” di Alessandro Capitani e su Netflix la serie tv “Baby”, incentrata sul caso delle baby squillo dei Parioli, dove interpreterò la madre di una delle due adolescenti. Sono molti i registi giovani con cui mi capita di lavorare e mi ci trovo molto bene, perché come me amano esplorare e non hanno paura di rischiare”.
Roberto Puntato