Roma. Claudio è un uomo d’affari cinico, egoista e narcisista. Una mattina, arriva in ufficio per un’importante riunione di lavoro, ma rimane bloccato in ascensore a causa di un guasto. Innervosito per l’accaduto, si rivolge ai tecnici ma nessuno sembra giungere ad aiutarlo. Attraverso il telefono, si rende conto che in città sta accadendo qualcosa di terribile: un virus misterioso sta trasformando le persone in esseri violenti e affamati di sangue e il personale della sua azienda non ne è immune. Claudio si troverà costretto ad affidarsi al suo istinto di sopravvivenza per affrontare quella assurda situazione e la gabbia metallica che lo imprigiona finirà per diventare il suo alleato più prezioso.
In una Roma livida, mortifera e apocalittica, Daniele Misischia esordisce nel lungometraggio dopo una serie di cortometraggi di genere, che hanno attirato le attenzioni dei Manetti Bros., finanziatori, con la loro neonata casa di produzione Mompracem, di questo The End? L’inferno fuori.
Si tratta di un film certamente anomalo e “diverso” nel panorama cinematografico italiano, che ha sempre visto con sospetto e ritrosia il cinema di genere, che negli ultimi anni ha invece dimostrato di avere diverse cose interessanti da dire.
The End? L’inferno fuori è un esperimento a tutti gli effetti, che vuole raccontare una storia di tensione e terrore attraverso un unico personaggio e un’unica claustrofobica location. Se vien da pensare a Piano 17 dei Manetti Bros. non avete tutti i torti, anche se i riferimenti più palesi sono sicuramente i capolavori sugli zombie di George A. Romero, Buried dello spagnolo Rodrigo Cortés e l’angosciante In linea con l’assassino di Joel Schumacher.
The End? L’inferno fuori ha al suo attivo un’abile costruzione della suspense e diverse sequenze sanguinarie di impatto, che faranno certamente la gioia dei nostalgici dei B-movies; ma è il lato psicologico della vicenda forse l’aspetto più interessante del film, che mette in scena un personaggio inizialmente odioso e narcisista, che subisce man mano una profonda evoluzione.
Apparentemente sprezzante e sicuro di sé, Claudio è in realtà un uomo fragile e insicuro, che gioca coi sentimenti altrui, incapace di apprezzare ciò che di più prezioso possiede. La terribile esperienza con gli “infetti” lo porterà a ritrovare se stesso e a dare il giusto valore a ciò che fino ad allora aveva trattato con noncuranza e indifferenza.
A tal proposito, molto efficace si rivela l’interpretazione di Alessandro Roja, assolutamente credibile nei panni del protagonista e bravo nel fare emergere gradualmente gli aspetti più umani del suo personaggio, nascosti sotto una corazza di apatica freddezza.
Ma notevole è soprattutto la fotografia di una Roma bellissima e ferita, deserta e ricoperta di cadaveri, che nasconde nemmeno troppo velatamente, come un buon film dell’orrore dovrebbe fare, sottotesti politici e sociali di inquietante attualità. Al cinema dal 14 agosto con 01 distribution.
Roberto Puntato