Nel deserto del Nevada, un introverso professore napoletano (Valerio Mastandrea) passa la vita ad ascoltare il suono dello Spazio alla ricerca di una voce: quella della moglie, morta diversi anni prima. Il suo torpore esistenziale è interrotto da Stella (Clémence Poesy), bizzarra wedding planner per turisti che credono ancora agli alieni, e dei nipoti Tito e Anita (Luca Esposito e Chiara Stella Riccio), figli del fratello Fidel (Gianfelice Imparato), morto a Napoli. L’energia e la vivacità dei ragazzi, in particolare, riusciranno a riportarlo alla vita.
E’ una favola bella e profonda Tito e gli alieni della regista meneghina Paola Randi (Into Paradiso): un fantasioso inno alla vita che attraversa il dolore per riconquistare il futuro.
Il film mette in scena con grande sensibilità la difficoltà di elaborare il lutto e il bisogno umano di preservare il ricordo per timore di sbiadirlo. Il personaggio innominato di uno straordinario e bilingue Valerio Mastandrea ha cronicizzato il dolore in una stasi mortifera e in un’attesa logorante: è un sopravvissuto abbandonato alla malinconia, chiuso nella solitudine e fermo sulla scomparsa.
Ma la vita gli riserva ancora una chance, che ha il volto della giovinezza ferita e l’entusiasmo e lo stupore (partenopei) della scoperta. Una nuova partenza è possibile e risiede negli affetti e nei legami familiari, quelli contagiosamente vivi e scoperti per caso, che divengono gli unici mezzi per affrontare quelli perduti.
Con sensibilità e finezza, Paola Randi racconta un percorso di maturazione e di crescita adolescenziale che procede di pari passo con la riapertura alla vita di un uomo che si è abituato a cercare risposte nel nulla. Tra echi del cinema indie americano e reminiscenze della fantascienza spielberghiana, la Randi sceglie la strada del minimalismo, facendo emergere le emozioni dai dettagli, dai volti, dai piccoli gesti.
Il suo è un gustoso film ibrido, che mescola comicità e commozione, intimismo e surrealismo, sfruttando le simpatiche trovate scenografiche, le forti scelte cromatiche della fotografia di Roberto Forza, la suggestiva colonna sonora e la bravura di un cast perfettamente in parte.
Tito e gli alieni è certamente un film fuori dai consueti canoni del cinema italiano: non si fa spaventare dai limiti del budget (ottima la scelta di mescolare effetti in ripresa ed effetti digitali), ma si rivela un’opera ambiziosa, originale, di delicata poesia. Una ventata d’aria fresca che ci dimostra che un altro cinema italiano, fortunatamente, è possibile.
Alberto Leali