L’ultima produzione della Blumhouse, Obbligo o verità, non delude le aspettative e si rivela un horror/thriller molto teso ed inquietante.
Meno complesso e impegnato dell’acclamato Get Out, Obbligo o verità ha la base un’idea semplice ma efficace, che scava nelle nostre reminiscenze adolescenziali (chi di noi non ha mai partecipato a questo gioco?) per riflettere su temi universali e attualissimi. Menzogna, paura, traumi familiari, dolori repressi, amicizia, sacrificio sono, infatti, al centro di un teen horror che imbriglia lo spettatore nella sua rete inestricabile.
Olivia (Lucy Hale) e alcuni compagni di scuola partono per una vacanza in Messico per festeggiare la fine degli studi. Qui la giovane conosce Carter, un giovane gentile e affabile, che invita lei e il suo gruppo in un castello desolato a giocare a “obbligo o verità”. Un gioco innocuo e infantile si rivela, però, essere molto di più e i giovani si ritrovano intrappolati in una spirale di orrore e morte da cui sembra impossibile uscire.
Le regole del gioco sono non mentire e non sottrarsi al superamento dei propri limiti: chi lo fa, o cerca di trovare degli escamotage, perde violentemente la vita. Lo spettatore è subito coinvolto in questo crudele gioco di sopravvivenza, mettendo i protagonisti faccia a faccia con le loro fragilità e i loro drammi personali.
Il risultato è il disvelamento graduale della psicologia di ognuno e la continua rottura e ricomposizione di relazioni amicali e sentimentali. Nessuna sequenza splatter o al limite della sopportazione, ma un ritmo agile e una tensione costante, che tiene lo spettatore incollato alla poltrona, curioso di giungere allo scioglimento dell’enigma.
Il regista Jeff Wadlow dimostra di essere perfettamente a suo agio col genere horror ma anche di dosare con abilità brividi e dinamiche da teen movie, nonostante deluda con un finale un po’ incerto.
Obbligo o verità non sarà certo originale come It Follows o Auguri per la tua morte, ma è un buon prodotto di intrattenimento che, pur seguendo canoni stilistici e narrativi più classici, non mancherà di conquistare il pubblico dei più giovani.
Alberto Leali