La nostra intervista a Francesca Inaudi, protagonista del film Stato di ebbrezza di Luca Biglione, in uscita il 24 maggio, tratto dalla vera storia della cabarettista Maria Rossi e del suo percorso per uscire dalla dipendenza dall’alcool
Francesca Inaudi è certamente una delle attrici italiane più coraggiose e intense del nostro cinema, che non teme di affrontare ruoli di donne segnate dal dolore, ma che hanno la forza di rialzarsi e riaprirsi alla vita.
L’abbiamo recentemente ammirata in Ninnananna, nel ruolo di una madre che si sente profondamente inadeguata al suo ruolo, e la ritroviamo protagonista del film indipendente di Luca Biglione, Stato di ebbrezza, tratto dalla vera storia della cabarettista emiliana Maria Rossi e del suo doloroso percorso di disintossicazione dall’alcool.
Francesca, com’è stato interpretare un personaggio vivente?
Mi fa molto ridere, in genere i film biografici si fanno su persone che non ci sono più, quindi la difficoltà principale era quella di non cedere all’imitazione e di non cadere nella caricatura. C’era un equilibrio sottile da mantenere e in più la consapevolezza che Maria Rossi si sarebbe rivista sullo schermo e avrebbe provato delle emozioni. Da parte mia, c’era la volontà di fare qualcosa di delicato nei suoi confronti. Ma c’è anche parte della mia vita in questa interpretazione, perché, pur se non direttamente, ho avuto anch’io a che fare con il dramma dell’alcolismo.
Che difficoltà hai incontrato nella tua interpretazione?
Sicuramento quella di tenere in equilibrio l’eccesso vocale e gestuale che appartiene di natura a noi attori con quello del dramma e della dipendenza e infine con l’esigenza del personaggio di usare l’ironia e il sarcasmo per difendersi dal dolore.
E’ vero hai vietato la presenza di Maria sul set?
E’ vero, non volevo ferirla nei sentimenti. Ho visto pochissimo di lei, solo quello che mi serviva per capire chi fosse. Volevo dare una mia interpretazione della sua storia e non riprodurre la sua immagine. Mi sono preparata con una coach americana con la quale studio da qualche anno, che si chiama Ivana Chubback, e come spesso accade agli attori, le tecniche si integrano e si trovano molteplici direzioni. Mi sono così abbandonata alla storia di Maria e a tutto ciò che mi smuoveva emotivamente.
Roberto Puntato