Periferia di Napoli. La tredicenne Sharon (Sharon Caroccia) aiuta i genitori col banco di peluche con cui girano per le fiere. La ragazza ha un dono, la voce, che suo padre Rosario (Rosario Caroccia), stanco di vivere ai margini, decide di sfruttare, cercando in tutti i modi di inserirla nel mondo della musica neomelodica. Rosario diventa, così, il suo manager, sottoponendo la figlia a una pressione psicologica che si fa sempre più ossessiva.
Unico titolo italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 2017, Il cratere segna l’esordio nel lungometraggio di finzione della coppia di documentaristi Luca Bellino e Silvia Luzi. Si tratta di un’indagine toccante e profonda del rapporto padre/figlia in un contesto, la Napoli sottoproletaria, sempre più spesso raccontato nella cinematografia nazionale (si pensi a Reality di Garrone o al più recente Indivisibili di De Angelis).
Un mondo “a parte”, che vive alla giornata e di lavori arrangiati, che i registi analizzano senza giudizi, orpelli o forzature, tenendosi incollati ai volti dei loro protagonisti: vengono in mente il neorealismo, o più ancora il verismo verghiano, citato esplicitamente nell’incipit.
Ne deriva un dramma familiare che si alimenta dell’ossessiva brama di riscatto di chi vive ai margini della società e sogna un futuro migliore. Di chi, pur di farlo, è disposto a sacrificare l’innocenza e la giovinezza di chi ama, decidendo che piega dare al suo destino.
Il percorso cinematografico di Bellino e Luzi è in sostanza simile a quello compiuto da Jonas Carpignano con i rom di Gioia Tauro in A Ciambra: anche qui, una vera famiglia si mette in scena, nonostante non riproponga vicende propriamente autobiografiche, credibilmente calata nella sua realtà sociale.
Forse meno incisivo nella seconda parte rispetto alla prima, Il cratere sposa con forza ed orgoglio una precisa idea di cinema, frutto del percorso, congruo e meritevole, di due cineasti che, attraverso l’osservazione puntuale del reale, ne colgono l’essenza più profonda. Irradia il film con la sua sorprendente performance la giovanissima Sharon Caroccia.
Roberto Puntato