Romics 2018 accoglie e premia Tsukasa Hojo, il creatore di serie manga famose in tutto il mondo come Occhi di gatto, City Hunter e Angel Heart. Ecco cosa il mangaka racconta al caloroso pubblico del Pala Romics
Il maestro Tsukasa Hojo, papà delle serie manga famose in tutto il mondo Occhi di gatto, City Hunter e Angel Heart, è ospite della 23esima edizione del Romics. Ieri, sabato 7 aprile, il mangaka ha incontrato il folto pubblico della Fiera di Roma per parlare della sua florida carriera ed oggi sarà insignito del premio Romics d’oro, assieme al fumettista italiano Massimo Rotundo e all’attore britannico Martin Freeman.
Fra i mangaka che meno si è lasciato influenzare dal mercato internazionale, Hojo si è distinto sin dagli esordi per lo stile di disegno e narrazione ispirati ai canoni occidentali e per aver dato nei suoi lavori notevole rilievo alle donne.
“Quando ho iniziato non avrei mai pensato che scrivere manga sarebbe diventato il mio mestiere – afferma il maestro -. Ero molto lento e ho sempre pensato di avere uno stile mediocre. Poi ho partecipato a un contest, dove ho preso un buon punteggio e da lì tutto è avvenuto naturalmente e rapidamente, quasi senza accorgermene. Non è stato facile, ma agli inizi degli anni ’80 hanno esordito molti autori, era un periodo di grande fermento. Ho affinato il mio stile studiando molto i miei predecessori“.
“C’è da dire però che mai avrei pensato a un tale successo – prosegue – perché all’epoca i manga rimanevano per lo più ancorati al Giappone. Con Occhi di gatto, peraltro, era la prima volta che delle donne diventavano protagoniste di Shōnen Jump, rivista indirizzata al giovane pubblico maschile. Mi infastidiva il fatto che le donne fossero relegate sempre a ruoli secondari, volevo esaltarne la bellezza, la forza, il coraggio. C’era quindi inizialmente molto scetticismo sulla riuscita di Occhi di gatto, eppure la serie piacque enormemente sia al pubblico maschile che femminile“.
Le avventure delle tre bellissime sorelle Kisugi, che rubano per rimettere insieme le opere d’arte del padre scomparso e che devono vedersela con il buffo detective Toshio, fidanzato di una di loro, nascono in maniera curiosa. “Ero una sera al bar a bere con degli amici – racconta Hojo – e si parlava di quanto sarebbe stato ironico il matrimonio fra un poliziotto ed una ladra. Occhi di gatto è nato proprio da questa idea bizzarra: certo, ho eliminato il matrimonio perché mi sembrava eccessivo, ma ho costruito una storia d’amore. Infatti più che i colpi della tre sorelle, mi interessava il rapporto fra Toshio e Hitomi“.
I manga di Hojo sono infatti caratterizzati da un notevole scavo psicologico, che si unisce al dramma e soprattutto allo humor. “Da giovane ricordo di aver visto al cinema un film molto serioso, eppure, ad un tratto, gli spettatori son scoppiati a ridere. Così ho pensato che nei miei lavori sarebbe stato meglio introdurre subito l’aspetto ironico, perché essere troppo seri a volte provoca nel pubblico l’effetto contrario. Peraltro, il mio intento era anche quello di alleggerire il genere hard boiled, spesso caratterizzato da protagonisti poco simpatici e affabili, come ho fatto sia in Occhi di gatto che in City Hunter“.
Il successo straordinario di City Hunter, di cui uscirà un nuovo film animato nella primavera 2019, spinge Hojo a realizzare Angel Heart, spin off delle avventure del detective Ryo e della sua assistente Kaori, ambientato in un universo parallelo. “Ero molto spaventato quando l’ho realizzato – afferma il maestro – perché facevo morire l’amatissimo personaggio di Kaori in un incidente stradale e temevo che il pubblico non avrebbe reagito bene. Ho cercato così degli escamotage, come far rivivere Kaori nel corpo di un’altra donna attraverso il trapianto di cuore e ambientare la vicenda in un universo parallelo rispetto a quello del prequel“.
Hojo ama approfondire tante tematiche diverse all’interno delle sue opere, approcciandosi anche a realtà delicatissime, ma sempre con l’ausilio della sua inconfondibile ironia. E’ il caso del suo racconto breve Family Compo, in cui tratta il tema della transessualità. “Già negli anni ’80 era un tema molto diffuso – dice il maestro – e alcuni transgender erano personaggi pubblici e di successo. L’idea di Family Compo è nata proprio in quel contesto“.
Come sappiamo, molti dei lavori di Hojo sono divenuti anime di successo, ma non sempre, racconta il mangaka, i rapporti con la produzione sono stati facili. “Con Occhi di gatto ero agli inizi e avevo, quindi, pochissima voce in capitolo. Con City Hunter le cose sono andate diversamente, perché avevo un ottimo rapporto con lo staff e ho collaborato da vicino alla realizzazione dell’anime; è stata una bella esperienza e sono molto soddisfatto del risultato. Purtroppo non posso dire lo stesso per Angel Heart, che ha avuto una gestazione molto più complessa e piena di fraintendimenti. Ma, come si può immaginare, i miei manga sono per me come dei figli ed ogni padre, quando questi crescono e decidono di sposarsi, vorrebbe essere coinvolto il più possibile“.
Proprio per questo, assieme all’amico e collega Tetsuo Hara, creatore di Ken il Guerriero, Hojo ha fondato la Coamix Inc, importante azienda di produzione per anime e manga, che pubblica la rivista mensile Comic Zenon.
Il bell’incontro del Romics si conclude con l’invito del maestro a tutti gli appassionati di manga a partecipare al Silent Manga Audition, il concorso per disegnatori di fumetti in stile manga rivolto agli artisti di tutto il mondo, organizzato dalla casa editrice giapponese Coamix Corp, che ha già visto lo scorso anno la vittoria di due autori italiani.
Alberto Leali