Valeria Bruni Tedeschi madrina dell’ottava edizione del Rendez-Vous- Festival del Nuovo Cinema Francese. Alla Casa del Cinema di Roma masterclass e focus
Valeria Bruni Tedeschi è la madrina dell’ottava edizione del Rendez-Vous- Festival del Nuovo Cinema Francese di Roma, che la omaggia con un focus di sei film proiettati alla Casa del Cinema. L’attrice ha incontrato ieri il pubblico romano per una masterclass, moderata dal giornalista Federico Pontiggia, in cui ha parlato della sua vita artistica e privata.
Il continuo peregrinare tra due terre come la Francia e l’Italia ha da sempre caratterizzato il percorso artistico e personale di Valeria, rendendo unico il suo modo di fare cinema. “E’ difficile dire se mi senta più italiana o francese – afferma l’attrice – . Cerco da sempre di trovare la mia identità tra i miei due Paesi e anche quando recito nell’una o nell’altra lingua le sensazioni sono molto diverse. All’Italia è legata la mia infanzia, ma anche tutto ciò che ho dimenticato; alla Francia la mia vita da piccola italiana a Parigi e quella da adulta. Sento sempre nostalgia, ora dell’Italia, ora della Francia, ma penso che per il mio lavoro sia una ricchezza. A volte penso persino che avere una psicanalista francese possa essere un problema; forse dovrei averne anche una italiana!”
Nata come attrice di teatro sotto la guida del maestro Patrice Chéreau, Valeria si dedicherà in seguito soprattutto al cinema, sia in veste di attrice che in quella di regista. “Il teatro è bellissimo, ma molto più faticoso, selvaggio e pericoloso del cinema – dice la Bruni Tedeschi -. Con esso ho un rapporto più sacro che col cinema; anzi probabilmente dovrei desacralizzarlo per viverlo con maggiore serenità. Spesso mi capita di trovarlo noioso, ma quando non lo è, è davvero meraviglioso. Al cinema, invece, quando sono sia attrice che regista dei miei film, mi capita di trascurare il lavoro di attrice per dedicarmi maggiormente all’altro ruolo. Forse perché per me essere regista equivale un po’ all’essere genitore, mentre fare l’attrice investe più la sfera del gioco e quindi dell’infanzia. Per questa ragione, a volte chiedo scusa alla “me attrice” che si sente poco amata e le dico che la trovo brava ed anche bella“.
Valeria Bruni Tedeschi ha interpretato nella sua florida carriera molti splendidi personaggi femminili, conferendo intensità e sensibilità a donne fragili, tormentate, sfaccettate. Il ruolo dell’irresistibile Beatrice Morandini Valdirana nel film di Paolo Virzì La pazza gioia, le ha regalato il suo quarto David di Donatello come migliore attrice protagonista. “E’ un ruolo a cui sono molto legata, perché mi ha permesso di costruire uno splendido legame con Paolo Virzì e di sentirmi libera, senza il mio “super io”. Sono venute fuori cose di me che mi hanno molto sorpreso“.
Parole di affetto sono dedicate anche al regista Mimmo Calopresti, presente in sala, con cui la Bruni ha girato La seconda volta e La parola amore esiste, vincendo in entrambi i casi il David come migliore attrice. “Con Mimmo mi sono sentita per la prima volta italiana – dice l’attrice -. Grazie a lui ho partecipato alla sceneggiatura di La parola amore esiste e da quel momento ho iniziato a scrivere i dialoghi che poi son diventati quelli del mio primo film da regista, E’ più facile per un cammello…. E poi Mimmo mi ha fatto scoprire una grande luce, Natalia Ginzburg, che ho messo in scena anche a teatro”.
Al Rendez-Vous Valeria ha presentato Une jeune fille de 90 ans, toccante documentario girato assieme a Yann Coridian su una donna malata di Alzheimer che torna alla vita attraverso la danza. Ma non manca di parlare dei suoi prossimi progetti, tra cui il suo ultimo film da regista Les estivants (I villeggianti), in cui riunisce attori, amici e familiari. “Mia madre e mia zia saranno nel mio ultimo film. Con loro ho un rapporto bellissimo sul set, mi ispirano molto. Specie mia madre, che è una donna bellissima e precisa. Mi piace filmare le persone, non necessariamente degli attori. Penso che attori si diventi se si ha voglia di farsi filmare“.
E a proposito dei sogni che vorrebbe realizzare, Valeria rivela: “Mi piacerebbe tanto lavorare con Woody Allen. Spero che prima o poi arrivi il mio momento, anche se con l’inglese ho davvero un pessimo rapporto, è da 30 anni che cerco di impararlo. In generale, comunque, mi importa più il regista che il ruolo da interpretare. Amo entrare nel loro mondo e nei loro codici, mi dà voglia di vivere”.
Alberto Leali