Chicago. Paul Kersey è un chirurgo che vive felice assieme a sua moglie Lucy e a sua figlia Jordan. Quando però, a causa di una rapina in casa sua, la moglie viene uccisa e la figlia resta in coma, tutta la rabbia di Paul esplode e, di fronte alle scarse risposte della polizia, inizia a farsi giustizia da sé per le strade della città.
Il provocatorio Eli Roth firma la regia del cult di Michael Winner, Il giustiziere della notte, offrendo al “duro a morire” Bruce Willis il ruolo che fu dell’indimenticabile Charles Bronson.
Un’operazione di attualizzazione? Sì, innanzitutto poiché il problema delle armi è ben più sentito e ancor più divisivo rispetto a quanto non fosse nel 1974; e poi perché, raccontando la storia di un uomo che cerca giustizia al di fuori della legge, la sceneggiatura di Joe Carnahan lo fa imbattere nel potere dei social media e della tecnologia. In un mondo dove tutto è a portata di clic, infatti, le “imprese” di Paul diventano virali, procurandogli un’immediata notorietà e scatenando una pericolosa emulazione. Ed è su internet, inoltre, che il protagonista impara ad utilizzare le armi, attraverso accurati tutorial pubblicati su youtube. E’ questo l’aspetto più interessante del remake di Roth, che avrebbe, però, meritato decisamente un approfondimento maggiore.
Il giustiziere della notte parte molto bene, attraverso l’efficace e coinvolgente descrizione dell’idillio familiare dei Kersey, ma facendo emergere gradualmente i segnali di una tragedia imminente. Si veda, ad esempio, la sequenza dello scontro verbale tra Paul e un uomo belligerante durante la partita di calcio di Jordan o quella del primo incontro della famiglia con uno dei rapinatori, mentre questi architetta il piano nefasto.
Eli Roth appare decisamente a suo agio quando è alle prese con il genere, come si può vedere dalle riuscite sequenze action (in primis quella dell’irruzione in casa) o dalla traumatizzante scena di tortura, che, per fortuna, resta poca cosa rispetto a quanto ci aveva mostrato in Hostel.
Efficace è, inoltre, la rappresentazione di una città oscura, caotica e violenta, dove è impossibile sentirsi al sicuro; meno lo è l’approssimativa trasformazione del protagonista da uomo perbene e dotato di self control ad implacabile “mietitore” pieno di rabbia e vendetta.
Se da un lato la necessità di questo remake non si avvertita (forse, anzi, in America è il momento peggiore per il ritorno del giustiziere), dall’altro c’è da ammettere che il film è godibile e intrattiene senza troppe pretese, in un mix di azione, sangue e risate. E se Bruce Willis non ha il carisma di Bronson, non è però affatto stonato in un b-movie tout court in cui è meglio lasciare da parte questioni morali, razziali e contingenti. La nostra predilezione va, però, verso il sempre buon Vincent D’Onofrio, incisivo nel piccolo ruolo di un ex delinquente, preoccupato per la folle strada intrapresa dal fratello Paul.
Alberto Leali