Dal carcere di Alta Sicurezza al palcoscenico e al cinema, con il progetto di teatro partecipato”Educarsi alla libertà” di Mimmo Sorrentino e il doc ad esso dedicato “Cattività” di Bruno Oliviero
Educarsi alla libertà è un progetto di teatro partecipato diretto da Mimmo Sorrentino, pluripremiato regista, drammaturgo e teorico del teatro, abituato a lavorare nei luoghi del disagio sociale, e non solo, con gli strumenti dell’antropologia.
Un progetto ripercorso nel documentario Cattività, diretto da Bruno Oliviero e a cura di Luca Mosso, Bruno Oliviero e Mimmo Sorrentino, che dà voce a donne, detenute di Alta Sicurezza, condannate per mafia e uscite insieme dal carcere. Direttore creativo del documentario è Leonardo Di Costanzo, regista de “L’intrusa”, sceneggiato insieme allo stesso Bruno Oliviero.
“Rieducazione del condannato”, recita l’art. 27 della Costituzione: nel nostro caso, detenute che passano dal carcere di Alta Sicurezza al palcoscenico e al cinema, grazie a Educarsi alla libertà e a Cattività.
Venti detenute per reati associativi, alcune con cognomi pesanti, iniziano un po’ alla volta ad aprire i cassetti della loro esistenza raccontando a Mimmo Sorrentino storie della loro infanzia.
Le donne che recitano in Educarsi alla libertà sono le uniche in Italia soggette al permesso “di necessità” con scorta, lo stesso che si usa per le questioni mediche vitali.
Lo fanno perché sollecitate dalla richiesta di Nando Dalla Chiesa, uno dei più importanti studiosi di mafia in Italia, di poter ospitare lo spettacolo nell’università statale di Milano.
“Tutto ciò è nato grazie alla forte necessità da parte di queste donne di raccontarsi – afferma Mimmo Sorrentino – Sono stati proprio i nostri incontri ad aver dato vita allo spettacolo” .
La preziosa collaborazione del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, del Sottosegretario Gennaro Migliore, del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), del Direttore del carcere di Vigevano Davide Pisapia hanno permesso al progetto di prendere forma anno dopo anno.
Il teatro è stato ritenuto da più magistrati una “necessità” per queste donne, alcune delle quali sono diventate docenti di teatro per gli studenti del III anno della Scuola di arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Dall’ascolto di queste storie è nato il primo spettacolo, “L’infanzia dell’alta sicurezza” che racconta l’infanzia, appunto, di queste donne, svelando dall’interno valori, simboli e storie dei contesti familiari della criminalità organizzata e che è stato visto da oltre 6.000 spettatori.
“Grazie a questo lavoro teatrale si sono aperti squarci di umanità e prodotto poesie in persone e contesti dove la poesia era stata bandita, violentata, cancellata. – prosegue Mimmo Sorrentino -. Il dolore raccontato da queste donne sul palco sfugge alle analisi sociologiche di genere. Sfugge a una letteratura di stampo iperrealista. E’ il dolore delle donne Caino di cui nessuno sa niente”.
Ancora due nuovi spettacoli previsti: Sangue e Benedetta, in cui viene rivelato il “reale” di questi contesti, ossia episodi di morti ammazzati a cui queste donne hanno assistito. “Sangue” andrà in scena al Teatro Palladium di Roma e “Benedetta” al Festival “Teatri di primavera” a Castrovillari, il più importante festival di drammaturgia contemporanea che si svolge al Sud.
“Educarsi alla libertà” dall’ottobre del 2017 si è esteso anche alla Casa di Reclusione di Asti coinvolgendo quindici detenuti del reparto di Alta Sicurezza, alcuni familiari delle donne detenute di Vigevano. E lo spettacolo prodotto, “Scappa”, sarà rappresentato in prima nazionale durante la quarantesima edizione di Asti Teatro.
“Quando Mimmo mi ha detto che stava iniziando a lavorare con le detenute del reparto di Alta Sicurezza Femminile del carcere di Vigevano e che stava lavorando sulla loro infanzia – sottolinea il regista Bruno Oliviero -. ho pensato subito che era un film importante da fare. Le detenute per la maggior parte in carcere per reati associativi, mettevano in scena i nodi familiari, in qualche modo l’origine del loro essere oggi. Questo tentativo di interrompere destini familiari segnati mi sembra il modo più profondo di raccontare un viaggio di allontanamento dal crimine. Tra quattro mura, tutto interiore, ancora da detenute, ma comunque un viaggio lunghissimo, doloroso e profondo.”
Così prende il via il film documentario Cattività, prodotto da RAI CINEMA e QUALITYFILM, che di Bruno Oliviero hanno prodotto anche “Nato a Casal di Principe” che, dopo la presentazione allo scorso Festival del Cinema di Venezia è in arrivo nelle sale distribuito da Bolero Film.
“Questo documentario può essere considerato come una piccola storia sociale dell’Italia – prosegue Bruno Oliviero – Molto particolare è inoltre il modo in cui queste donne raccontano i destini di altre”.
Roberto Puntato