Lirico e coraggioso, il primo film di un grande del fumetto italiano è stato accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica d’oltralpe e alla sesta settimana di programmazione è ancora in 14 città francesi
In concorso a Venezia 76 alle Giornate degli Autori, 5 è il numero perfetto è il primo film scritto e diretto da Igort, un grande del fumetto italiano accostabile a pilastri come Hugo Pratt, Guido Crepax e Gipi.
Con i toni dolenti della letteratura di Georges Simenon, 5 è il numero perfetto si muove tra sangue, dolcezza e ironia, guidato dal linguaggio musicale del dialetto napoletano.
Quello del fumettista e regista sardo è un grande affresco italiano, ambientato negli anni Settanta in una Napoli notturna, piovosa e deserta, così lontana dai cliché ma anche dalle atmosfere alla Gomorra
“Dal punto di vista visivo ho cercato di evocare il lavoro sul colore e sulla composizione dei grandi pittori italiani, intrecciando alle immagini le musiche e le voci”– afferma Igort – “Ho anche voluto rendere omaggio al cinema italiano, specie ad autori come Fellini, Antonioni e Leone, che sono stati dei veri e propri “reinventori”. Sicuramente i più attenti coglieranno nel film i miei tanti piccoli omaggi, gesti d’amore nei confronti della nostra grande tradizione”.
Igort opta per la massima stilizzazione, sfoggiando splendide sparatorie coreografate e una maniacale cura verso il dettaglio: la sua abilità con la macchina da presa si riscontra nella capacità di riprodurre con spiccato talento figurativo lo spirito e le atmosfere del suo capolavoro cartaceo.
Il senso di rimpianto che impregna le pagine della graphic novel serve a raccontare una dimensione esistenziale intima, quella di un uomo che ha vissuto per tutta la vita attraversato da convinzioni che vede inesorabilmente crollare. Un guappo in pensione con impermeabile alla Bogart, costretto dagli eventi a tornare in azione, ma anche a trovare una via di rinascita.
Non solo l’ottimo protagonista Toni Servillo, ma tutti gli interpreti di 5 è il numero perfetto sono a loro agio con ruoli molto lontani da quelli che ricoprono di solito: Carlo Buccirosso, che spesso si presta a ruoli comici, qui ne veste uno intensamente drammatico; Valeria Golino, invece, incide nel ruolo di pupa del gangster ma anche di maestrina colta e risoluta.
“La mia sfida è stata avere a disposizione i più grandi attori del panorama europeo con modalità di recitare diversissime. È stato spiazzante e al contempo emozionante, mi sono persino commosso mentre li guardavo recitare. Forse sarò il regista più piagnone con cui hanno lavorato”, prosegue il regista.
Roberto Puntato