Alla sua seconda regia, Ivan Silvestrini mette in scena con ‘2night’ il remake di un film israeliano di successo, ricalcandone fedelmente la trama e italianizzandone il contesto (la sceneggiatura è di Marco Danieli, Antonella Lattanzi e Antonio Manca). Affida inoltre a due giovani e bravi attori, Matilde Gioli e Matteo Martari, il ruolo dei protagonisti, immergendoli in una Roma notturna e dal fascino inquieto, illuminata dalla interessante fotografia ‘artificiale’ di Davide Manca. Il bello è che nessuno dei due attori/personaggi è romano, ma lombarda lei e veneto lui: il fine è quello di sottolineare la loro estraneità a una città che li avvolge e al contempo respinge, e che diviene con loro protagonista indiscussa della vicenda. Alla ricerca disperata di un parcheggio per consumare un quasi inevitabile rapporto sessuale, i due giovani, di cui non ci è dato conoscere i nomi, si conosceranno in realtà molto più profondamente, mettendo a nudo fragilità, paure e incertezze che nascondono dietro maschere precostituite. L’esuberanza sfrontata e invasiva di lei nasconde infatti il suo bisogno di amore e tenerezza, mente la cupezza timida e taciturna di lui nasconde la voglia di fuggire a una vita che non lo soddisfa. Un film ‘in divenire’, intimo e coinvolgente, che sfrutta al meglio l’ottima idea di partenza, l’esiguità del budget e i cliché sul gioco delle parti e dei ruoli, per scoprire la verità dei sentimenti, pur non sfuggendo sempre al facile stereotipo. In appena 74 minuti, quasi interamente a bordo di un’automobile, pur se non coadiuvato da dialoghi all’altezza, ma che spesso tendono alla banalità o all’artificio, ‘2night’ manifesta una freschezza che va salutata con indubbio favore. Nonostante i palesi difetti di scrittura e un personaggio femminile fin troppo caricato, infatti, il film è il tentativo riuscito di praticare un genere affatto diffuso nel nostro cinema, ma di grande successo all’estero, con ambizioni non alte, ma dagli esiti gradevoli.
Alberto Leali