Si conclude questa settima edizione del Rendez-Vous, il festival del nuovo cinema francese, che anche quest’anno si è distinto per la notevole qualità delle pellicole presentate e per gli incontri con personalità di grande rilevanza nel panorama cinematografico francese, da Olivier Assayas a Mia Hansen-Love, da Marcel Provost a Rebecca Zlotowski, ma anche per i bei focus dedicati agli attori Louis Garrel, Diane Kruger e Clotilde Courau.
Gli ultimi due giorni del Rendez-Vous, vedono protagoniste pellicole di grande interesse, firmate da cineasti di talento, che hanno come di consueto incontrato il pubblico al termine delle proiezioni. Noi di Zerkalo spettacolo abbiamo visto il bellissimo ‘Le concours’ della regista Claire Simon, curioso documentario alla Wiseman che filma tutte le fasi che segnano l’ingresso (e il non ingresso) di un folto gruppo di ragazzi in una celebre e prestigiosa scuola di cinema parigina, La Fémis. Senza alcun intento polemico o celebrativo, la Simon, ex direttrice della scuola nella sezione di regia, segue con scrupolo il lungo e articolato percorso di selezione all’interno della scuola: prove scritte, colloqui tra esaminatori ed esaminati, dibattiti e discussioni all’interno delle commissioni esaminatrici, voti e valutazioni. Nonostante le due ore di durata, il film non è mai noioso, ma è anzi estremamente coinvolgente nel mostrare una gioventù dalle personalità e dai percorsi di vita ed artistici più disparati, ma con la stessa fame di riuscire a occupare un posto in quel mondo chiuso ed elitario che può cambiare per sempre la loro esistenza. Ma ciò che più preme alla regista è il complesso momento delle domande ed il conseguente dibattito valutativo da parte della commissione esaminatrice, che dovrà giudicare se un ragazzo è o meno meritevole di far parte della scuola. Si crea infatti un serrato dialogo, in cui i giovani mettono in gioco la loro vita e gli adulti cercano di capire se valga la pena o meno salvarla, con tutte le responsabilità che discendono da tale scelta. Come si considera infatti se qualcuno è migliore di altri, sforzandosi di essere il più obiettivi e onesti possibili? Alla maniera godardiana, senza mai imporre la sua presenza, la Simon si limita a filmare quello che accade tra le persone in una stanza, da una parte e dall’altra della cattedra, senza inventare o ritoccare nulla e senza prediligere in alcun modo nessuna delle due. Un film non facile, che con distaccato rispetto, si colloca mirabilmente alla giusta distanza, sondando negli animi sia dei giovani che dei loro esaminatori, ed evidenziando un interessantissimo confronto generazionale, che vede gli esaminatori, che non sono personale interno alla Fémis, ma dei professionisti del settore scelti di anno in anno, alle prese con il difficile compito di selezionare quelli che saranno i loro futuri eredi. Ed è rilevante notare, come ha sottolineato al pubblico la Simon, che spesso è la persona che ascolta, nel nostro caso l’esaminatore, che detta la regia di quella che parla, e che è pressoché inevitabile che la scelta ricada su quei candidati che sono più vicini al loro sentire.
Altro film che abbiamo visto nel corso delle ultime due giornate del festival è ‘Chez nous’ del belga Lucas Belvaux, che sceglie ancora una volta come protagonista, dopo il precedente ‘Sarà il mio tipo?’, la bravissima Emilie Dequenne, di dardenniana memoria. Il film ha suscitato accesi dibattiti in Francia per aver cercato di rappresentare la strategia ingannevole e ambigua operata dal Front National nel periodo elettorale. Un film dichiaratamente militante, ma efficace e ben interpretato. Pauline Duhez è un’amabile e gentile infermiera della zona di Pas de Calais, ha un figlio che ha cresciuto da sola ed è figlia di un ex militante comunista. Il dottore e politico Philippe Berthier e la leader del partito RNP Agnès Dorgelle vogliono convincerla a partecipare alle prossime elezioni, perché potrebbe essere la candidata ideale per ripulire (solo) l’immagine del precedente partito di estrema destra, il Blocco patriottico. I problemi sorgono quando Pauline si innamora di Stanko, insegnante di calcio di suo figlio, che di notte partecipa ad azioni punitive contro gli stranieri e precedentemente legato al Blocco patriottico. Si renderà conto infatti di ciò che il partito cerca di nascondere e sarà allontanata da clienti ed amici. Non tutto funziona nella struttura narrativa di ‘Chez nous’: per perseguire il suo fine polemico e di denuncia, infatti, Belvaux non si ferma dinanzi a nulla, attacca e colpisce forte, senza porci il minimo interrogativo, ma imponendo un punto di vista unico ed inevitabilmente fazioso, all’insegna di un manicheismo e di uno schematismo troppo marcati. Il finale shock inoltre è un po’ troppo sbrigativo e programmatico, nonostante di indubbio effetto. È innegabile comunque che ‘Chez nous’ avvinca e faccia arrabbiare, sbattendoci in faccia le preoccupante attualità di scenari politici non solo europei e mostrandoci, semplicisticamente ma efficacemente, la capacità di manipolazione di una pericolosa retorica che nasconde subdolamente i propri aculei.
Gli altri film che il pubblico ha potuto vedere al Cinema Fiamma negli ultimi due giorni del festival sono stati ‘Ouvert la Nuit’ di Bernard Baer, divertente commedia on the road per le strade di Parigi alla ricerca di una scimmia che possa salvare un teatro e il suo proprietario dal disastro; ‘Les habitants’, inedito e poetico documentario del celebre fotografo e Premio Pulitzer Raymond Depardon, che a bordo della sua roulotte/studio attraversa la Francia ascoltando coppie di persone comuni e sconosciute che parlano liberamente degli argomenti più disparati; ‘Corporate’, opera prima di Nicolas Silhol sui meccanismi crudeli del mondo dell’impresa; e ‘La Loi de la jungle’, gioiellino comico-demenziale di Antonin Peretjatko, ma anche satira politica cinematograficamente anarchica e folle.
Alberto Leali