Al cinema dal 25 agosto con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection
Presentato e premiato dal pubblico alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia del 2020, arriva al cinema 200 metri, opera prima scritta e diretta dal giovane regista arabo Ameen Nayfeh.
Ci sono 200 metri e una visuale libera tra il balcone della casa di Mustafa (Ali Suliman), in Cisgiordania vicino alla città di Tulkarem, e quello dell’appartamento che sua moglie Salwa (Lana Zreik) e i suoi tre figli condividono sul lato israeliano del muro di confine.
È un divario che viene colmato da telefonate, visite occasionali e tanto amore. La forzata divisione è causata dal diverso modo di intendere la situazione geopolitica: l’uomo rifiuta, infatti, di accettare il visto di lavoro israeliano perché vuole continuare a risiedere nella propria terra; la donna, invece, lavora con la clientela ebrea vivendo in un piccolo appartamento dentro la “barriera di separazione”.
Road movie che bilancia abilmente il dramma domestico e gli elementi del thriller, 200 metri fa un lavoro lodevole nell’affrontare i conflitti emotivi e quelli politici, disseminando al suo interno, e nei gesti quotidiani del protagonista, le conseguenze pratiche del conflitto israelo-palestinese.
Nayfeh accompagna il viaggio del protagonista con le storie di una troupe eterogenea di comprimari, il diciassettenne Rami (Mahmoud Abu Eita), il militante palestinese Kifah (Motaz Malhe
Il cast fa un ottimo lavoro nel dare vita ai personaggi, facendo sperimentare allo spettatore la profonda ansia dei viaggiatori mentre sfidano il loro destino per attraversare il confine.
Apparentemente la storia della quotidianità di una famiglia normale, 200 metri è in realtà abile nel catturare, con puntuale semplicità, le umiliazioni della vita palestinese. Ed è proprio nelle di
Federica Rizzo