La vita di Samuel, scapolo irresponsabile e sciupafemmine, viene stravolta quando un giorno ricompare una delle sue vecchie fiamme, l’inglese Kristin, che gli lascia fra le braccia una bambina, dicendogli che è sua figlia. La scomparsa di Kristin costringe Samuel a prendersi cura della piccola Gloria, costruendo giorno per giorno un ruolo di padre premuroso, divertente e affettuoso, capace di rendere unica e piena di sorprese la vita di sua figlia. Finché qualcosa di inatteso turberà il loro consolidato idillio. Spostando l’azione dal soleggiato sud della Francia alla piovosa ed elegante Londra, il regista Hugo Gélin sottolinea subito che quella di ‘Famiglia all’improvviso’ è la storia di un cambiamento profondo, quello dell’adorabile bamboccione Samuel, che, inizialmente restio a qualsiasi impegno e responsabilità, si trasformerà in un padre meraviglioso, che vivrà solo per la felicità della sua bambina. Omar Sy è straordinario nell’interpretare questo padre vitale, tenero, fanfarone e affascinante, che regala alla sua piccola Gloria una vita fatta di risate, di giochi, di avventure da set del cinema, di racconti mirabolanti, per colmare l’assenza di una madre che l’ha abbandonata e per far sì che tutto agli occhi della bambina risulti speciale e mai noioso. È come se Samuel stimolasse nella piccola Gloria una incoscienza, una gioia e una voglia irrefrenabile di sperimentare e di conoscere che le facciano amare la vita in ogni singolo istante e in ogni singola azione. Il rapporto tenero e gioioso fra padre e figlia è reso perfettamente sullo schermo dalla sintonia che si crea fra Sy e la bravissima Gloria Colston: non si fatica affatto, infatti, ad affezionarsi a loro, perché la loro allegria è contagiosa ed empatica e l’amore che lega i loro personaggi non può non colpire perfino il cuore degli spettatori meno sentimentali. Buono anche il disegno del personaggio complesso e ambivalente di Kristin, interpretata da una notevole Clémence Poésy, che fa emergere con delicatezza e profondità il rimorso, la vergogna, la sofferenza e soprattutto la fragilità e la volontà di riscatto di una madre pentita e cosciente dei suoi imperdonabili errori. Non manca nemmeno una simpatica figura lgbt in questa bizzarra famiglia compostasi quasi per caso: il Bernie del bravissimo Antoine Bertrand è un ‘patrigno’ dolce, generoso, affettuoso, ironico, che entra subito nelle grazie degli spettatori. Ma ‘Famiglia all’improvviso’ è anche un film sugli scherzi del destino, che riserva sorprese meravigliose e che cambiano radicalmente il significato delle nostre vite, così come dolori profondi, che non possiamo far altro che accettare. Un riuscito mix di umorismo e sentimenti, che ha fatto il successo di film come ‘Quasi amici’, ma che ricorda anche altre opere incentrate sul rapporto speciale genitore/figlio, come ‘La ricerca della felicità’ o ‘Padri e figlie’ di Gabriele Muccino, ‘La vita è bella’ di Roberto Benigni o ‘Kramer contro Kramer’ di Robert Benton.
Alberto Leali